ANNA BARNABA: VI SVELO I SEGRETI PER UNA LUNGA VITA
Di Laura Caico
A un passo dal secolo. Anna Barnaba, napoletana doc, classe 1925, segno zodiacale Leone ha festeggiato il 1 agosto le sue 98 primavere salendo alla ribalta delle cronache giacchè il Teatro San Carlo l’ha recentemente premiata per la sua fedeltà di storica abbonata: un riconoscimento speciale per la sua costante presenza di tanti decenni al San Carlo e il suo sostegno al teatro, alle arti e alla cultura.
L’affascinante signora – elegantissima in un abito ricamato a mano di Alta Sartoria – ha ricevuto davanti a un pubblico internazionale (poco prima dell’inizio del balletto «Balanchine/Petipa» del Corpo di Ballo del Lirico di Napoli), la Targa d’Onore, emblema della gratitudine del Massimo napoletano, direttamente dal direttore generale del Teatro di San Carlo Emmanuela Spedaliere. La Responsabile dell’Archivio Storico e del Memus, Giovanna Tinaro, ha letto poi la motivazione della consegna: “Ad Anna Barnaba, in riconoscimento del tuo amore e dedizione al Teatro di San Carlo. Grazie per la tua fedeltà e per averci ispirato con la tua passione. Il tuo contributo al mondo delle arti è un faro luminoso che guida generazioni presenti e future verso la bellezza e l’emozione del palcoscenico. Il Teatro ti onora con profonda gratitudine e ammirazione”.
Emozionata e felice, Anna Barnaba ha poi dichiarato: “Vi invito a venire sempre a teatro come faccio io perché, nonostante le mie 98 primavere, posso affermare con certezza che la musica rende giovani. Cerco infatti di essere presente a ogni spettacolo, perché mi dà vita. Ogni volta che decido di venire al San Carlo c’è qualcuno che mi domanda ‘Come, vai anche stasera?’. Certo, a costo di andare anche con una gamba sola, io ci sono. Oltretutto, sento di essere un po’ un’amica di questo Teatro. Vorrei che molti di noi, tante volte. decidessimo di rinunciare a qualche altra cosa per venire in questo Teatro”.
Anna Barnaba è quindi un esempio da seguire, ma non solo per la sua affezione al mondo della cultura ma anche per la saggezza che ispira il suo pensiero, le sue parole, i suoi gesti di solidarietà verso il prossimo.
Protagonista di una vita molto avventurosa e ricca di colpi di scena, ci ha raccontato la sua infanzia molto povera e difficile vissuta sotto i bombardamenti delle guerre mondiali, con traumi familiari di grossa portata e spostamenti continui tra la Campania e la Toscana: la sua adolescenza e la giovinezza furono improntate al volontariato sotto la guida del principe D’Avalos a servizio del quale portava soldi e beni materiali agli sfollati e alla gente povera che si presentava a chiedere aiuto. Tanti dolori furono poi ripagati dall’arrivo dell’amore con l’avvocato Mario Amendola e del fidanzamento che durò più di cinque anni, rimandando continuamente il matrimonio (da cui sarebbero nati i figli Daniela e Paolo) per varie disgrazie familiari, tra cui la malattia del padre – molto scosso da un bombardamento a cui era sopravvissuto ma dove aveva visto morire intorno a sé i più cari amici – la morte di una sorellina nata dal secondo matrimonio del padre e varie vicissitudini economiche. Nella terza parte della sua vita è diventata vedova e, dopo aver affrontato con grande forza e coraggio la nuova situazione familiare, ha lavorato con tanti sacrifici nell’agenzia di assicurazioni che aveva creato alla Stazione Marittima. Convolata poi a nozze con l’industriale Gennaro Marfe’ ha iniziato una vita dedita alla beneficenza e attenzione verso chi è più sfortunato.
Signora Barnaba che ci può dire di quegli anni?
“Mi sono interessata alle vicende della gente sin da ragazza e, quando lavoravo nell’agenzia alla Stazione Marittima, ascoltavo i bisogni di chi scendeva dalle navi o si imbarcava per l’America: l’aver assistito ai pianti della gente che lasciava le famiglie e le case per andare a cercare la fortuna mi ha sensibilizzato molto sulle sofferenze altrui. Mi è rimasta impressa soprattutto la partenza delle navi, in un’atmosfera in cui ricchi e poveri si confondevano, mentre dei musicanti intonavano “O sole mio” e le famiglie si abbracciavano fra le lacrime”.
Lei, infatti, ha partecipato a molte associazioni benefiche, vero?
“Quando le mie condizioni economiche sono migliorate ho voluto seguire varie associazioni benefiche e culturali che si occupavano degli altri: ho fatto parte della Nato raccogliendo regali per il bazar il cui ricavato andava a favore dei poveri e degli emarginati, della D.O.C.O. guidata dalla bravissima presidente professoressa Marisa Messina, dell’American Women club, ho curato la beneficenza anche per la Croce Rossa e sono stata iscritta per trent’anni al P.A.S.F.A. di cui sono stata vicepresidente per nove anni.”
Cos’è il P.A.S.F.A.?
“ Il PASFA è l’Associazione per l’Assistenza Spirituale alle Forze Armate e l’ho scelta perché sono molto vicina agli uomini e alle donne che difendono il nostro paese e che sacrificano la loro vita, sino alla morte, per sostenere i propri ideali: è un’organizzazione di volontariato cattolico, apolitica e senza fini di lucro, la cui missione è arrecare beneficio e prestare assistenza spirituale, morale, materiale e culturale alla Grande Famiglia Militare (Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare, Carabinieri e Guardia di Finanza), alle loro famiglie, ai pensionati, ai reduci, agli invalidi per servizio e
al personale civile della Difesa.”
Chi ricorda fra i suoi amici?
“Sto entrando nel 99º anno di vita e alla mia mente affiorano i ricordi di tante persone, di tanti volti cari: purtroppo, data l’età, sfumano i nomi e le fisionomie ma alcuni mi appaiono più vividi di altri come la contessa Magda Maglietta mia carissima amica purtroppo scomparsa, Bianca D’Antonio, la scrittrice Giuliana Gargiulo, Donna Paola Grimaldi che ammiravo moltissimo e stimavo tanto e da cui ho preso l’esempio di vivere giorno per giorno cercando di fare del bene a chi soffre.”
Quali sono i segreti per vivere bene e a lungo, secondo lei?
“Dalle sofferenze che mi hanno fortificato ho tratto la convinzione che nella vita non bisogna mai avvilirsi ma fare quello che si sente, senza pensarci troppo perché altrimenti ci si fa prendere dei dubbi e dalle incertezze e non si risolve più nulla. Bisogna cercare di uscire dal labirinto di tanti problemi in cui ci si ritrova invischiati nella vita e tentare con tutte le forze e la preghiera di crescere spiritualmente: si può fare un monumento di se stessi per poter essere di esempio gli altri e dare consigli secondo un modo di giustizia che la vita e l’esperienza ci insegnano”.
Per vivere bene e’ importante anche lo stile di vita: lei segue qualche regime alimentare?
“Per quanto riguarda la mia dieta io mangio molto sano ed evito, quanto più possibile, le fritture e i dolci: mangio in maniera piuttosto lineare a pranzo e a cena con un secondo contornato da insalata fresca o verdure cotte. Al mattino faccio colazione con uno yogurt o una tazza di latte e dei biscotti: come pane prediligo quello di segale, mi piacciono molto i formaggi e il salmone affumicato e mi concedo la pasta o il riso una volta la settimana.”
E per quanto riguarda la cura della sua persona?
“Quando devo uscire, cerco di essere sempre curata con un leggero trucco per il viso, i capelli sempre a posto: per gli abiti ho solo l’imbarazzo della scelta perché possiedo un immenso guardaroba, dovuto al mio gusto per la moda che mi ha portato a conoscere i migliori sarti napoletani da Fausto Sarli a Mario Arzano e devo dire che ho sempre trovato il tempo di mettere tutto quello che ho scelto.”
Qual è la sua filosofia di vita?
“Sono sempre stata ottimista e ho cercato di prendere il bello della vita – tanto il male non si poteva evitare – assumendo un atteggiamento positivo: ho amato molto viaggiare perché i viaggi aprono la mente, fanno conoscere realtà diverse e ti aiutano a ridimensionare il tuo privato e ho cercato di trasmettere buoni sentimenti e regole ai miei figli e ai miei nipoti Irene e Luca.
Io allontano da me i sentimenti negativi come il rancore, la rabbia, la rivolta ribelle contro gli accadimenti della vita: dedico molto tempo alla preghiera per crescere spiritualmente e capire gli altri, aiutandoli a comprendere le motivazioni profonde di gesti anche sgarbati. Prego per chi vive nella menzogna o nella cattiveria e chiedo spesso perdono a Dio per qualche scatto di insofferenza che mi è capitato in vari momenti dell’esistenza.”
E’ incline al perdono?
“Se una persona mi fa del male le vado vicino a chiedere spiegazioni per farla uscire da quel modo di vivere, offrire una prospettiva diversa e liberarla dal male che è in lei. Il segreto più importante è quello di pregare e mantenere un animo sincero, aperto, disponibile ad accogliere gli altri e il carico dei loro problemi; nel mio piccolo, cerco di mettere pace nelle famiglie, risolvendo piccole beghe interne, aiutando tutti a trovare la via della conciliazione: non è facile ma ho notato che mi ascoltano e rispettano molto spesso la saggezza dell’età e dell’esperienza.”
E’ questo che l’aiuta ad affrontare i suoi problemi?
“Certo, la mia età comporta preoccupazioni ma, anche se buona parte delle mie giornate adesso passa in una sequela di controlli medici, io li affronto con determinazione e anche con gratitudine perché mi aiutano a stare meglio: non mi scoraggio per i piccoli inciampi e, se devo seguire un evento, piano piano io esco (anche col bastone!), affronto anche il maltempo e le intemperie per portare a termine i miei obiettivi. Gli acciacchi della mia età e tanti problemi di deambulazione dovute a varie fratture e operazioni non mi fermano: io, comunque, anche con le stampelle o col bastone non rinuncio ad andare al San Carlo o a fare opere di bene perché la mia vita è questa, altrimenti dovrei rimanere a casa a piangere i miei morti”.
Che morale trae dalle sue vicissitudini?
“Sono grata alla sorte che mi è stata benevola: memore di quello che ho patito in prima gioventù e di tutte le sofferenze successive, oggi guardo alla vita con contentezza. Ognuno porta la sua croce e io di guai ne ho affrontati tanti; la morte di mia madre, i bombardamenti, lo sfollamento, la fuga da Napoli durante la guerra e i problemi che sono derivati a mio padre incapace da allora in poi di lavorare, la morte di una sorellina e tanti altri eventi più o meno dolorosi. Ma sono devota alla Madonna di Pompei e ad altri santi e trovo nella preghiera la forza per superare le piccole ferite quotidiane e le mille difficoltà che ostacolano il nostro cammino: penso positivo, cerco di fare del bene al mio prossimo e mi libero con determinazione dalla negatività e questi sono, a parer mio, gli ingredienti giusti per la ricetta di una lunga vita e della felicità.”

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