Esiste il Terzo Polo ?

Luigi Santini

Lo scenario emerso dalle elezioni del settembre scorso ha messo in luce alcune peculiarità del sistema politico italiano: una destra dominata, sotto il profilo elettorale, da Fratelli d’Italia alla quale si sono accodate la Lega e Forza Italia. Sul versante opposto dello schieramento politico le forze di sinistra sono rimaste frammentate fino ad oggi. Tra questi due fronti contrapposti ha preso forza il Terzo Polo, guidato da Matteo Renzi e Carlo Calenda, con l’obiettivo di porsi come l’ago della bilancia della coalizione che si fronteggiano in Parlamento.

Già nei mesi scorsi il duo Renzi-Calenda ha mostrato evidenti crepe, arrivando talvolta a veri e propri smottamenti. In realtà Renzi e Calenda erano partiti con il proposito di intercettare i voti dei moderati e di acquisire quelli dei cittadini che disertano le urne. Nei fatti, il Terzo Polo non sembra affatto equidistante ma orientato all’apertura verso la destra di governo. L’ipotesi politica del Terzo Polo ha dimostrato finora di essere poco più che un patto politico privo di una reale identità ideologica e di una comune strategia, anche per il perdurare della ripetuta contrapposizione tra i due leader.

Sulla base delle vicende dell’attuale legislatura, la fragilità del polo centrista dimostra di avere scarse possibilità di ricoprire un ruolo significativo nel sistema politico italiano. Il recente caso del salario minimo ne è palmare conferma. Sei forze politiche dell’opposizione (Pd, 5S, SI, Verdi, Azione, +Europa) hanno predisposto un progetto di legge con il quale si fissa a 9,00 euro lordi il salario minimo orario. Una legge simile esiste già in molti paesi tra i quali tutti quelli del G7.

Matteo Renzi ha subito preso le distanze dalla proposta, affermando che non intende “fare cartello” con alcune forze di opposizione. Il leader di Italia Viva non è minimamente entrato nel merito della iniziativa dei partiti firmatari del progetto. Ma, allo stesso tempo, ha appoggiato decisioni prese dal governo Meloni allorché le ha ritenute giuste. Una posizione camaleontica, data da una visione apertamente opportunista: “faccio ciò che mi conviene” a dispetto di ogni valutazione di carattere etico e ideologico, nonché di qualsivoglia principio di chiarezza politica.

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