Spalletti ieri al Konan Training Center ha tenuto per l’ultima volta la conferenza di presentazione della sfida di campionato da allenatore del Napoli
Ecco la versione integrale
Spalletti parte con una serie di ringraziamenti: “Ringrazio tutti quelli che ho incontrato in questi due anni per me indimenticabili. Ringrazio un gruppo di calciatori straordinario, una città nata per il calcio, i tifosi in giro per il mondo e tutti i bambini che mi hanno abbracciato e mi hanno riempito del loro futuro azzurro. Ringrazio tutta la squadra, i vari staff, i dirigenti, i medici, i fisioterapisti, i magazzinieri, i dipendenti del club, il Presidente e la società tutta. A voi giornalisti vi ho ringraziato l’altra volta, basta una (ride, ndr), ora si può partire”.
Ci racconta l’abbraccio di ieri con ADL: “Mi sa che c’è un’aria di o me o lui e io non voglio che ci sia questa divisione. Nessuno dei due deve annullare l’altro, abbiamo lavorato benissimo tutti insieme, d’accordo. Il senso dell’abbraccio era quello: è stato un trionfo questo campionato e volevo giocare anche un po’ cancellando queste insidie che si sentono nell’aria”.
Se dovesse dare un consiglio a chi verrà al suo posto? “Non possibilità di dare consigli agli altri, caso mai si chiedono. Non ne do, non so consigliare chi verrà né chi prendere come allenatore”.
Cosa porterà via? Tre cose. “Quando abbiamo capito che avremmo vinto lo scudetto, ho iniziato a dire alla squadra che nel caso avremmo visto la città esplodere di gioia. Ora mi rendo conto di aver parlato per mesi di qualcosa che nemmeno io conoscevo. Napoli non va immaginata, è molto di più dell’immaginazione. Napoli va vissuta e allora ci si rende conto di quello che è. Tre cose? Probabilmente sono sempre stato un po’ napoletano, avevo bisogno di questi due anni per diventarlo del tutto. Un patino per il mare, io ho un lago… un cavallo perché i miei calciatori hanno trottato ed un crocifisso per la fede. Trovatemi dove comprare il cavallo (ride, ndr)”.
Alla Marzullo: la domanda che vorrebbe? “Io quando vengo già mi butto giù delle risposte, poi in base alle domande ce le infilo comunque nelle risposte (ride, ndr). Me l’hanno insegnato, il discorso lo devi portare dove vuoi. Ora ho un po’ di appunti…”.
Dopo quale partita ha capito della vittoria dello Scudetto? “Non c’è stato un momento determinante, c’è stata una mentalità determinante che ha fatto la differenza. Il gruppo è composto da amici e professionisti, fino a stamattina hanno messo impegno e entusiasmo, sviluppando sempre al massimo del ritmo. Da qui si capisce tutto e perché questa squadra avrà un grande futuro perché è giovane, ha qualità incredibile, sento parlare che serve un po’ di tempo per costruire un gruppo nel calcio e noi l’abbiamo fatto in pochissimo e c’è ancora margine”.
Simeone che non ha avuto tanto spazio e completamente rapito da lei, cosa significa? Il gruppo l’ha fatta un po’ vacillare? “Mi hanno fatto un ragazzo, ci siamo abbracciati, la cosa più difficile da superare è lasciare il gruppo. Il loro amore ti fa venire dubbi sulla decisione che ho preso, se hai fatto bene o no. In questi giorni, immaginandomi lontano da qui, ho realizzato quanto sia difficile scegliere di andar via. Il cuore e l’egoismo ti dicono che dovresti continuare perché c’è una squadra fortissima su cui costruire. Ma è proprio l’amore che sento in questo momento che mi fa accettare la scelta. Probabilmente non ero più in grado di dare la felicità che meritano le persone qui per la dimensione dell’affetto che ricevi”.
E’ pronta la cittadinanza onoraria. “La cittadinanza onoraria mi emoziona tantissimo. Mi piace essere diventato napoletano, mi piace pensare che anche tra dieci anni potrò tornare qui e essere amico di tanti, ritrovare affetto. Servirà fantasia per ritrovare il mare, io ho le colline”.
Momento più bello e quello più difficile? “Ad Udine il più bello, quando l’arbitro ha fischiato la fine, il difficile dopo Empoli quando perdemmo avendo la gara in mano”.
Tante voci sul suo addio. Cosa ha fatto il club per convincerla a restare? “Per me è tutto chiaro. In quella cena con De Laurentiis abbiamo sistemato tutto in quarto d’ora. Siamo stati lucidi nel concludere quello che era il motivo del nostro incontro. Eravamo d’accordo che avrebbe comunicato lui la scelta. Non sono uno che cambia idea facilmente quando prende una decisione. Probabilmente mi faccio male da solo? Sì, ma non mi interessa. Ho dato tutto quello che avevo e lasciare ora è un autentico atto d’amore. Non lascio perché ho smesso di amare, lascio perché ho speso tutto ciò che avevo. Non ho più le energie per essere all’altezza di ciò che si ama. Io poi di coraggio ne ho quanto ne vuole, coraggio poi non è chi scrive cosa gli pare e poi non viene qui, è lui che non ha coraggio. Quelli li non ce l’hanno, io di coraggio me ne avanza e lo metto a disposizione”.
Kvaratskhelia eletto MVP del campionato, se lo aspettava? “Era uno chiacchierato dagli osservatori, poi c’era da immaginarselo in un campionato come il nostro. Siamo stati attenti a quelli che potevamo prendere per stipendio e costo, c’era da sostituire Insigne, servivano caratteristiche simili, Giuntoli lo tirò fuori tra questi nomi, si guardano, poi in Russia qualche domanda a qualcuno l’ho fatta, dissi che andava bene, ADL era perplesso per la differenza di calcio che poteva esserci, mi chiamò per chiedere conferma, si lavora in 7-8 persone, ci aveva convinti tantissimo e lui è stato bravo a metterci ancora più roba di quanto visto. Bravo Giuntoli l’ha portato a casa perché era ambito anche da altri, brava la società a concludere l’affare, lui ha ascoltato e sgranato gli occhietti per capire ed ha fatto rincorse e contrasti che non aveva mai fatto e s’è completato. Poi ha fatto vedere una dolcezza nel toccare il pallone, è imprevedibile, calcia con entrambi i piedi, fa gol di testa, salta tanto ed è fortissimo anche di testa ed è giovanissimo, sento tanti allenatori sui giovani e lui è più giovane di quelli lì. E’ uno che davvero si avvicina a Maradona per come tocca la palla, per come strappa da fermo, l’importante è giocare a due tocchi, è un grandissimo”.
Ancora sul bilancio del biennio e con ADL: “Quando sono arrivato, De Laurentiis ha detto che non gli interessava niente della Coppa Italia e lo abbiamo preso in parola (ride, ndr). Dovevamo tornare tra le prime quattro e rimettere a posto i conti. È stato bravo a prendersi delle responsabilità che altri presidenti non prendono. Abbiamo risistemato tante cose, facendo il lavoro di quattro anni in un biennio. Ho imparato a essere più imprenditore con lui, lui è diventato più allenatore con me”.
Sulla formazione contro la Sampdoria: “Demme e Olivera non si sono allenati, Mario Rui è rientrato da poco. Mi piacerebbe dare spazio a chi ci ha accompagnato tutto l’anno, la formazione sarà simile a quella che ha giocato più spesso”.
Spalletti saluta con un pensiero per Giulia: “C’è un passaggio che non avremmo voluto fare, ma che ci fa piacere per dare un contributo. Riguarda ciò che è successo a Giulia. Era molto tifosa del Napoli e quindi si dice che di uomini che uccidono o che picchiano una donna confessano al mondo la loro vigliaccheria. Bisognerebbe restare umani, qui si sta diventando disumani. Si uccide tante volte, lei, il bambino e tutti quelli che potevano nascere. Si uccide la vita. Noi per questa storia brutale scegliamo un’immagine: lei col figlio che per mano vanno insieme al Maradona a tifare Napoli, un’immagine che non vedremo mai ma la festa sarà anche per loro. Anzi saranno con noi. Chi pensa di risolvere le cose con la violenza è un perdente senza futuro”.
Pasquale Spera