Alla vigilia della gara contro l’Udinese che può valere la matematica Scudetto, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti ha risposto alle domande della stampa nella sala conferenze del Konami Training Center di Castel Volturno. Su Tuttonapoli.net, come al solito, la diretta testuale della conferenza stampa
Si va ad Udine, tappa importante della sua carriera, le viene in mente qualcosa del suo passato? Le piace l’idea di festeggiare lì?
“Quando torno indietro nel mio percorso di una trentina d’anni, ho vissuto molti anni in alcune squadre, cinque anni, come ad Empoli, sette alla Roma. Quando si dice che ho un carattere difficile stride un po’, è difficile trovare un altro che ha consumato tutta la carriera in 4-5 squadre. Udinese è una società in cui fui chiamato quando la squadra aveva difficoltà, ci salvammo, poi mi lasciarono andare da un’altra parte e per riprendermi l’anno successivo e ci rimasi 4-5 anni, mi fece legare con l’attuale direttore Marino che saluterò caramente, nella sua intervista dice che questo Napoli è partito fin dai tempi della C, ci hanno lavorato in tanti per arrivare fin qui e lo ritengo qui. Lui è un totem del calcio, Pozzo mi ha dato tantissimo, mi davano consigli all’inizio e poi come calciatore ho avuto Sottil che già nell’amichevole con l’Ascoli in preparazione si vedeva subito che avrebbe avuto un futuro importante da allenatore. Già ai tempi dell’Udinese era quello della discussioni in campo su cosa fare o meno, era tra i leader, sono ricordi bellissimi e mi fa piacere incontrarli adesso in un momento che può determinare molto per la nostra storia”.
Si discute quando il Napoli vincerà lo Scudetto, se dal divano o domani. All’inizio però non ci credeva nessuno, cosa prova per i suoi ragazzi?
“Ce lo stamm’ trezzianno chianu chianu, come dicono a Napoli. Ho saputo fin dall’inizio che avevo a che fare con giocatori purosangue, mi fa piacere che in poco tempo abbiano fatto vedere subito a tutti la loro qualità e il loro carattere perché ci sono stati anche momenti difficili in cui esibire personalità il giorno dopo. Se arriverà, sarà qualcosa che esce dagli schemi, ne trarrebbero vantaggi non solo il Napoli e la città, ma tutti gli addetti a questo sistema. I nostri calciatori lo meritano per quello che hanno fatto, ma ora bisogna fare questi ultimi metri che sono i più difficili. Si continua a fare ciò che abbiamo sempre fatto, sapendo che dopo ci sarà da ripetere lo stesso anche dopo. Nessuna divagazione, deconcetrazione, nessuno sguardo che ci porti fuori”.
La prima cosa che le è venuta in mente questa mattina aprendo gli occhi?
“Vengo sempre di riflesso dalla gioia che possiamo dare agli altri. Vedere domenica i nostri tifosi dispiaciuti all’uscita dallo stadio ci ha mortificato. E’ l’opposto che ti dà la felicità. Noi ci nutriamo della loro felicità. Lo stadio ci ha fatto capire, più della classifica, quale sia l’impresa che stiamo portando a termine, è quello che sognavo quando sono arrivato qui. Immaginavo uno stadio così. Pieno di sciarpe, bandiere, bambini tutti azzurri, tutti in festa. Deve essere una festa di tutti”.
Udinese molto fisica, motivo in più di preoccupazione perché serviranno le motivazioni giuste.
“Noi siamo sempre un po’ timorosi, insicuri, ci sono sempre dei pensieri, ma c’è anche la considerazione di ciò che abbiamo fatto finora, abbiamo sempre creato eventi nuovi nelle gare, si pensa quindi alle nostre qualità, a cosa non dobbiamo mai perdere che è il nostro atteggiamento, la nostra convinzione. Loro sono bravi in tante cose, Sottil è uno che ha mestiere addosso, ha già esperienza perché era allenatore già in campo ed hanno fisicità, arrivano con tanti uomini in area di rigore, tra le migliori a livello europeo e di questo ci sarà da prenderne atto e stare attenti. Massimo rispetto, ma il timore è un’altra cosa. La paura devono imporcela, altrimenti no (ride, ndr)”.
Sul suo lavoro e sul futuro
“il fatto di aver avuto la necessità di lavorarci a testa bassa è ciò che mi ripaga al di là del successo finale che può dipendere da un palo o una situazione di gioco, la buonasorte, io devo essere sempre convinto che le cose che mi succedono passino dalla mia volontà, dal mio impegno al di là degli eventi, devo essere convinto di questo e se lavoro in maniera corretta mi ripaga questo, non il risultato. E’ chiaro che vincere uno Scudetto a Napoli è una cosa extra, super-lusso che da un punto di vista sportivo mi farebbe stare comodo in ogni situazione della mia vita. Futuro? Vorrebbe parlare del mio contratto. Ci sono ancora da fare sei partite e da giocarle bene. Dobbiamo completare ancora un discorso che non è completo, poi penseremo a festeggiare. Poi dovremo rimetterci in gioco, si parte da ciò che posso dare io: “Sono nelle condizioni di poter dare a un pubblico con un sentimento così profondo ciò che merita?”.
I momenti decisivi dello Scudetto?
“Secondo me non è una partita o un momento, ma è un modo di ragionare che parte dal primo tempo che è quello giocato l’anno scorso. Quest’anno stiamo giocando il secondo tempo. Per quanto mi riguarda, ho ricevuto un contributo importante anche da giocatori che non ci sono più per arrivare a questa squadra. E’ un discorso che viene fatto dal primo momento e si porta avanti, il rammarico è non aver corretto alcune cose, ma mi viene sempre il dubbio che avrei fatto un’opera di dissuasione di quello che era la convinzione che avevamo. Parte dall’anno scorso con calciatori importantissimi come Insigne, Koulibaly, Ghoulam e Mertens. Tutti giocatori che hanno dato molto con la loro personalità per quello che doveva essere l’indossare la maglia. Il risultato non dipende mai da una partita sola anche se può dare la svolta in quel momento”.
Sullo sguardo nella famosa conferenza in cui De Laurentiis annunciava di voler puntare allo scudetto
“Il mio sguardo? Significava ‘Bene, ora vedremo che calciatori si porta a casa’. Lei cosa fa a conoscere il mio sguardo, voi siete deformatori (ride, ndr). Ci ha messo anche le parole allo sguardo. Se mi cerca il Napoli, secondo lei io dico di sì per quale motivo? Per vincere e basta. Per quello che hanno visto dopo Sarri o Ancelotti, venivo a far cosa, non venivo qui per lo stipendio, ho già la bistecca al giorno per il resto della mia vita. A me basta quella, non cerco altro. Avevo solo una via d’uscita, riuscire a vincere. L’anno scorso sono arrivato 3° e mi avete attaccato gli striscioni in cui mi dicevate di andar via. E le critiche ci sono ancora oggi, ma fanno parte del gioco altrimenti non si fa questo lavoro. Sono venuto qui convinto di provare a fare qualcosa di importante, a casa parlo di cosa succede, ho due figli grandi che hanno studiato ed erano contenti, ma si è detto che poi bisogna vincere ed è una cosa diversa. La convinzione iniziale era quella, chiara! Napoli è stimolante e bella, lo sapete che è bella, vero? Lo può dire forse uno come me, voi avendola sott’occhio dalla mattina alla sera non potete restare folgorati come chi viene da fuori e se la vede davanti un giorno all’improvviso”.
Cosa provoca l’idea che verrà ricordato per sempre nei racconti dei napoletani?
“Soddisfazione nell’aver creato questo sentimento, è difficile che i napoletani abbiano questa reazione ed il mio pensiero va a ciò che è stato scatenante. Se hanno reagito così, ho fatto qualcosa di importante. Non il titolo finale, ma il percorso”.
Spalletti risponde a Sarri
“Sarebbe facile per me rispondere a Sarri che sarebbe bello che si qualificasse il più tardi possibile per la Champions League ma non lo faccio, io non faccio il tifo contro. È chiaro che mi farebbe piacere chiuderlo subito ma siamo pronti ad andare a fare in campo tutto ciò che serve. Scudetto dell’onestà? È un dato di fatto che lui riesce a tenere i conti in ordine e sono d’accordo con lui, per il resto non commento”
Sulla possibilità di aprire un ciclo
“Vedo le potenzialità dentro il ciclo per il futuro, poi dipenderà dal mercato, dalle cose che riusciremo ad organizzare. Davanti agli occhi miei, oltre al sole, ho una buona squadra davanti che ha prospettiva futura e può dare un seguito ai risultati ottenuti”.
Questo Napoli è la squadra più forte mai allenata?
“Difficile dirlo, ci sono delle evoluzioni di calcio giocato, accostare squadre passate al calcio presente non è facile. Sono fortunato, ho allenato diverse squadre forti e calciatori fortissimi. Bisogna essere bravi a far venir fuori un collettivo che duri nel tempo e dia entusiasmo. Con una pressione così alta, creare entusiasmo nel gruppo è un fattore fondamentale. Quest’anno, sotto questo aspetto, abbiamo fatto tanto. I calciatori che verranno a giocare a Napoli saranno costretti a dare qualcosa in più per l’amore che si respira in questa città”.
Sull’impatto di Capitan Di Lorenzo
“Di Di Lorenzo in questo campionato ce n’è uno, ma per fare una stagione come la nostra devi avere 22 calciatori forti. Vincere lo scudetto anche nei prossimi anni? Fino a che ci sarò io qui la corda sarà tirata”.
Su Kvara
“Kvara è stupendo, magnifico e delizioso. Un top player, nonostante la sua età. Lui deve imparare ancora tanto e quando lo farà diventerà micidiale, un super calciatore. In questo pensiero, però, c’è un ragionamento di collettivo. Nel gol subito contro la Salernitana, Osimhen sta attorno alla palla da attaccante e non da difensore. Quando trovi un terzino come Di Lorenzo non puoi pensare solo al dribbling che devi fargli. Serve un discorso di atteggiamento da completare per essere una squadra forte”.
Pasquale Spera