LE SPOSE “D’ARTE” DI MOLARO
Di Laura Caico
Arte e moda. Il connubio vincente è ormai un must ricorrente nelle sfilate di abiti da sposa dello stilista Gianni Molaro, sangiuseppese, classe 1966, cuspide fra i grandi sognatori Pesci e i carismatici Ariete, coadiuvato dal compagno e socio Andrea Giumella ideatore delle suggestive coreografie di ogni performance pubblica.
Al centro del salone Margherita troneggia una vasca dal candore accecante, coperta di tulle trasparente come i veli da sposa, in cui si immerge – per il rito sacro del lavacro che purifica da ogni contaminazione – una donna tipicamente napoletana, formosa, piena, accogliente come la città che la ospita, libera da pregiudizi: una visione che richiama alla mente immagini celebri, rimaste scolpite nell’immaginario collettivo, fermate nel tempo e nello spazio dai pennelli illustri di Rembrandt nel quadro custodito alla Gemäldegalerie di Berlino “Susanna e i vecchioni” che riassume la vicenda di Susanna che fa il bagno, spiata da due anziani giudici invaghitisi di lei (com’è descritto nel capitolo 13 del libro del profeta Daniele) e anche “Diana al bagno”, il dipinto settecentesco del pittore francese François Boucher, conservato al Louvre, che celebra il potere dell’acqua come elemento vitale di catarsi e simbolo di purezza. Non manca il ricordo della fotografia artistica di Marilyn Monroe nella vasca da bagno o quello degli scatti che riprendono la più famosa attrice di Burlesque americana Lili St. Cyr, conosciuta a livello planetario per il “bubble bath”, il numero della vasca da bagno e neanche il rinvio al mito della sirena Partenope immersa nel Golfo di Napoli, icona cittadina poichè la donna napoletana è per Molaro una continua fonte di ispirazione: una donna non massificata, nevrotica o omologata come spesso la contemporaneità propone ma ricca, invece, di sfaccettature proprio come la terra di Parthenope.
Lo stesso stilista afferma che “Nel tempo è cambiato il profilo corporeo della donna ideale – oggi più curvy, prosperosa, dal decolletè rigoglioso – che solletica il desiderio maschile e prorompe dagli abiti che indossa: una tendenza sempre più presente sulle passerelle dove non si vogliono più vedere figure androgine ma donne vere, burrose, materne, sorridenti e piene di gioia di vivere. Così ho messo al centro della mia sfilata una donna vera, scelta fra le mie collaboratrici, ansiosa di vivere il sogno più bello a proprio agio nel suo corpo e fiera di mostrarlo.” Mentre la non-indossatrice prosegue la sua routine di bellezza nella vasca, circondata da figure maschili seminude (il tocco trasgressivo di Molaro, ben noto per le sue provocazioni e dirompenti innovazioni) il defilè inizia, fra le musiche e le luci by Leone Leone, portando in scena le modelle di Clarencemanagement – truccate da Antonio Riccardi e Nicola Arcella con acconciature di Alfredo Hair Stylist & Staff – che incedono ieratiche avvolte in abiti di notevole bellezza, dalle eccellenti rifiniture, impreziositi da pizzi, fiocchi, veli fluttuanti, scintillìi di fili laminati: molti di essi sono trasformabili in favolosi abiti corti da cocktail, outfit ad effetto glamour, che avranno lunga vita nel guardaroba elegante delle spose, anche quando saranno trascorsi vari anniversari.
Sul cambiamento intervenuto in seguito alla pandemia sul carattere e sui desideri delle donne per il wedding dress, lo stilista dichiara “Ho riscontrato una maggiore fragilità in queste ragazze che si avviano all’altare, una sorta di ansia, incertezza e indecisione che le rende un po’ perse e disorientate: in buona parte sono bisognose anche di un conforto psicologico – oltre che stilistico – nell’affrontare quello che diventerà il momento più importante della loro vita. Io sono pronto ad accompagnarle, assisterle e consigliarle, dirimendo le controversie, risolvendo i dubbi e adattando l’abito anche durante il percorso delle prove, apportando modifiche secondo le esigenze delle clienti: tutte vogliono, comunque, un abito unico, che colpisca al primo sguardo, che susciti ammirazione e invidia, possibilmente trasformabile (in base al modello prescelto) e, quindi, fruibile non solo nel corso della cerimonia stessa ma anche in future occasioni in società, per non lasciarlo languire in un armadio. L’abito da sposa è la cornice artistica di una cerimonia che, comunque, rimane sempre cruciale nella vita di ogni ragazza, una giornata speciale e memorabile in un Paese in cui la tradizione delle famiglie – in particolare nel Mezzogiorno – fa delle nozze un evento da vivere come protagoniste assolute. E’ un lavoro intenso, che richiede studio e innovazione, rispettando il fil rouge della psicologia femminile che vuole valorizzare e rendere indimenticabile l’evento magico del matrimonio, il momento più bello della vita.”