ADDIO A MARIO TALARICO, RE DEGLI ARTIGIANI NAPOLETANI

di Laura Caico
Le “roi des parapluies” partenopeo. In silenzio, con la riservatezza che l’ha sempre contraddistinto, scompare l’illustre Mario Talarico senior, uno dei simboli più importanti dell’artigianato di altissimo livello made in Naples, apprezzatissimo in patria come all’estero, al punto che le sue meravigliose creazioni spiccano nelle auguste mani di re Carlo III d’ Inghilterra, di altri sovrani e protagonisti del jet set internazionale.
A perpetuare lo stile della dinastia Talarico – che vanta ben 4 generazioni di incredibili artigiani e migliaia di capolavori interamente forgiati a mano –rimangono i nipoti Luca Talarico esperto nella realizzazione di fantastiche borse in pelle interamente rifinite a mano e il fratello Mario Talarico jr noto per le sue originalissime ideazioni complete di pitture a mano, già da decenni alla ribalta dello star system di Hollywood che si pregia di avere almeno un parapioggia firmato Talarico fra gli oggetti più ricercati: ombrelli con il gambo pregiato di maiolica, essenza di ciliegio, limone, corniolo, bambù, Malacca del Giappone, canna da zucchero, castagno e hirory, abbinati a tessuti in seta pura, che hanno fatto storia.
Bellissimi i manici a collo d’oca lavorati senza “catene di montaggio”, uno ad uno – montati su
aste pregiate o aste scortecciate, tornite e rettificate – tesi con la forza moderna di acciaio, carbonio e
fibre tecnologiche, forniti di molle in acciaio armonico, completati da una varietà incredibile di canole e di placche per il puntale in metallo
o in corno e di civettuole guarnizioni in tessuto come la calzettina, il riccetto, le rosette, chiusi dai nastrini con un anello metallico che si fissa con cucitura incrociata al bottone di madreperla, rigorosamente
a quattro buchi: di sublime raffinatezza i bastoni da passeggio in palissandro o avorio con i pomelli in argento di varie forme animalier, tra serpenti, aquile, tigri lupi, elefanti e i rarissimi – ormai introvabili –
ventagli d’antan rifiniti con bacchette di tartaruga che
rinfrescavano le afose giornate dei Borbone e che lasciano un ricordo imperituro del nome Talarico, inserito a pieno titolo fra le eccellenze della città più bella del mondo.

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