Teatro Mercadante la danza di Virgilio Sieni
Sabato 2 e domenica 3 marzo
nel teatro di Piazza Municipio l’acclamato spettacolo
CECITÁ
ideazione, coreografia e spazio firmati da Virgilio Sieni
interpreti
Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti
Lisa Mariani, Andrea Palumbo, Emanuel Santos
musica originale di Fabrizio Cammarata
Ma le due rappresentazioni di Cecitá saranno precedute
giovedì 29 febbraio alle 18.00 da DANZA CIECA
con Virgilio Sieni e il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello
Uno spettacolo del 2019 sull’idea di spazio tattile che indaga
la relazione percettiva tra gesto e incontro
destinato a un numero ridotto di spettatori che condivideranno
il palcoscenico con i due danzatori.
Al termine dello spettacolo che Virgilio Sieni e il Teatro Nazionale
dedicano “alla memoria di Ada d’Adamo”
la saggista e studiosa di danza
scomparsa lo scorso aprile e autrice del romanzo
Come d’aria (Elliot editore) vincitore del Premio Strega 2023
seguirà l’incontro con Virgilio Sieni e Maurizio Zanardi
sul libro DANZA CIECA pubblicato da Cronopio.
Torna al Teatro Mercadante la danza di Virgilio Sieni – il danzatore e coreografo toscano, artista
attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e
musei – che sabato 2 e domenica 3 marzo, rispettivamente alle 21.00 e alle 18.00, presenterà lo
spettacolo Cecità, di cui firma ideazione, coreografia e spazio per i danzatori Jari Boldrini,
Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Lisa Mariani, Andrea Palumbo, Emanuel Santos, con
musica originale di Fabrizio Cammarata.
Le luci dello spettacolo sono di Andrea Narese e dello stesso Virgilio Sieni,
i costumi e gli elementi scenici sono di Silvia Salvaggio, le maschere di Chiara Occhini.
La produzione è del Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni, Fondazione
Teatro Piemonte Europa e Fondazione Teatro Metastasio di Prato.
Spettacolo liberamente ispirato al romanzo Cecità di José Saramago: «Secondo me non siamo
diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono».
Lo spettacolo:
«Incombe sulla terra una tragedia immane che rovescia il modo di stare. Un virus sconosciuto
agisce togliendo la vista alle persone. Comunità e individui perdono apocalitticamente quello che
credevano di possedere e vedere. Tutto è improvvisamente immerso in un biancore luminoso che
assorbe come per divorare non solo i colori ma le cose stesse e gli esseri, rendendoli così,
doppiamente invisibili.
Quel mare di latte nel quale sono caduti gli abitanti del mondo, li rende sgomenti e impauriti,
vulnerabili agli odori e alle esalazioni, li costringe ad apprezzare il pianto e le lacrime, le impronte
e il tocco della mano. In questo stato di eccezione un piccolo gruppo si allea per condividere le vie
di fuga e il nuovo mondo. Tra di loro una donna non ha perso la vista, ma dovrà rimodulare ogni
dettaglio del suo comportamento per coesistere con la vista, per domandarsi a cosa serve vedere.
In questo poema della morte e della sofferenza, il corpo avanza con tutta la sua biologia e le
emozioni emergono da gesti nuovi, ritrovati, reimparati. Gli interpreti, come testimoni di questo
evento, si ritrovano a toccare lo spazio, a essere toccati dai luoghi, ad ascoltare le tracce del suolo
e le onde sonore che vagano nell’aria. La ricerca drammaturgica procede avviando una
ricostruzione del corpo che dalla cecità si muove verso una condizione di novità che obbliga a
vivere le cose diversamente e ad elaborare strategie di sopravvivenza -o più semplicemente- di
rieducazione allo sguardo.
Lo spazio esplorato si compone secondo la scoperta di dettagli tattili e sensibili dove la vista
passa in secondo piano, dove il tatto ricrea una nuova percezione di sé, dell’altro e dell’abitare. I
comportamenti disperati, desueti, drammatici, malvagi, alla deriva, selvaggi, rispondenti all’istinto
animale agiscono come uno scavo profondo portando alla luce ciò che è più umano come
l’amicizia e la solidarietà. L’essere bipede umano diventa molto spesso quadrupede, serpente che
striscia, cucciolo che si rannicchia, belva brutale che si scuote. Toccando le cose e gli altri elabora
nuove posture ed emozioni. Nel biancore accecante della scena tutto si svela di nuovo: emerge
quello che prima era presente ma nascosto. La danza nasce da un ritorno allo spostamento, da
una migrazione interiore. Il corpo e le sue parti divengono sede assoluta di ripartenza: si procede
con un lento camminare e strisciare, si volgono le mani libere per toccare, si dispiegano gli arti per
difendersi, per procurarsi il cibo e lavarsi, per uccidere e curare i morti, ma anche per abbracciare
un cane e sentirsi in una profonda e complice simbiosi tra esistenti.
Le necessità biologiche inscritte nel comportamento del sapiens esplodono in questo farsi complici
e comunità: cibarsi, accudire il più debole, difendersi a tutti i costi. Una condizione che fa
emergere una natura schematizzata e malvagia che sorprende e che rovescia la percezione sugli
altri e le cose. I danzatori, come portatori di questa nuova essenza, agiscono ricreando una nuova
mappa percettiva dell’ambiente, della città, scoprendo le potenze antiche -forse perse- che oggi
richiamano alla cura del suolo e del territorio secondo una visione che è, come scrive James
Hillman “anima”, “atmosfera”, natura”, “genio del luogo”: sotto un albero, vicino a una pozza
d’umido, presso una sorgente, accucciati in angolo, lungo una parete liscia, affidati ad una spalla.
Aprire gli occhi tutte le volte per vedere di nuovo.
Con Cecità si esplora quello stato di mancanza che risveglia la vita delle cose facendole sbalzare
fuori dalla quotidianità, ricercando un’essenza che ricorda che prima di tutto siamo natura, una
natura che reagisce a noi, capace di distruggere noi.
Siamo fatti di agenti e presenze che gemendo ci richiamano e la danza incarnata nei corpi
risponde, restituendosi nella sua intraducibilità rituale. L’attenzione è su quello che già è qui, sul
movimento musicale come tensione che coinvolge tutte le facoltà umane, per essere
semplicemente vivi, per creare e ricreare quell’esperienza di iniziazione al movimento. Non
sempre sappiamo cosa ci muove, l’arte della danza non svela ma attraversa, unendosi ogni volta
alla natura, interrogandosi dell’infinito che ci avvolge, prendendosi per mano». Virgilio Sieni
Le due rappresentazioni di Cecità saranno precedute, giovedì 29 febbraio alle 18.00 sul
palcoscenico del Mercadante, dal duetto Danza Cieca, con Virgilio Sieni e il danzatore non
vedente Giuseppe Comuniello.
Uno spettacolo – prodotto da Fondazione Matera-Basilicata 2019, Compagnia Virgilio Sieni –
sull’idea di spazio tattile che indaga la relazione percettiva tra gesto e incontro, destinato a un
numero ridotto di spettatori che condivideranno il palcoscenico con i due danzatori.
Virgilipo Sieni e Giuseppe Comuniello sono protagonisti di un duetto sulla tattilità, con musica
dal vivo di Spartaco Cortesi. Ascolto, tenuità, spazio, gioco e rito, attesa, incrinatura della materia
fonte inesauribile di gesti, parti oscure del movimento, bagliore nel dettaglio, accoglienza
dell’amico, apertura dello sguardo: posture e avvicinamenti che trasformano il corpo in un
atlante inesauribile di luoghi democratici.
«L’anatomia del gesto – scrive nelle note Sieni – si espande al concetto di spazio tattile, di aura, e
include la percezione del corpo e il tono dei tessuti e dei muscoli coinvolti. Danza cieca si
fonda sullo spazio aptico tra i due interpreti e l’alone di energia che i movimenti creano intorno a
loro. L’aura non è solo una sorta di alone intorno alla persona, è molto di più: comprende
l’essenza della persona capace di raccogliere in sé l’indincibilità della sua origine, trasmettendo
verso il fuori questa potenza. Sembrerebbe che l’aura scaturisca da questo continuo
rimandare all’altro, trasmettere e travasare, portare via e rinnovare».
Al termine dello spettacolo, che Virgilio Sieni e il Teatro Nazionale di Napoli dedicano “alla
memoria di Ada d’Adamo”, la saggista e studiosa di danza scomparsa lo scorso aprile, autrice
del romanzo Come d’aria (Elliot editore) vincitore del Premio Strega 2023, seguirà l’incontro con
Virgilio Sieni e Maurizio Zanardi sul libro DANZA CIECA pubblicato da Cronopio.
Il libro Danza Cieca è una raccolta di riflessioni sull’esperienza fisica, estetica ed emozionale
vissuta nella messa in opera dell’omonimo duetto danzato dal coreografo Virgilio Sieni e dal
danzatore non vedente Giuseppe Comuniello. Pensato come un taccuino per favorire il
rinnovamento della danza in quanto pratica epifanica di conoscenza e consapevolezza, il libro
eredita anni di ricerca sull’origine e sul senso del gesto.
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | e.mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it
Orari rappresentazioni:
Giovedì 29 febbraio ore 18.00
Palcoscenico del Teatro Mercadante DANZA CIECA
Sabato 2 marzo ore 21.00 e domenica 3 marzo ore 18.00
Teatro Mercadante CECITÀ