Ancora violenze in pronto soccorso
Luigi Santini
Si registrano in queste settimane ancora violenze a carico di operatori
sanitari nei pronto soccorso della nostra regione. Si intensificano le
richieste al Prefetto di Napoli di un intervento forte di presidi di pubblica
sicurezza per maggiore controllo e tutela dell’ordine pubblico.
Naturalmente inizia la protesta e la minaccia di sciopero da parte del
sindacato degli infermieri a tutela degli operatori. Il quadro descritto
delinea la grave situazione del Sistema Sanitario Nazionale che
peggiora sempre di più. La difficoltà economica restringe le possibilità
di cure adeguate, come se si vivesse costantemente in una situazione di
emergenza/ urgenza. La carenza significativa di medici ed infermieri
sottopone a turni lavorativi stressanti il personale dei pronto soccorso,
che deve fronteggiare una marea di pazienti sintomatici ed urgenti.
Di fronte a una situazione altamente critica, il silenzio della politica è
assordante.
La presidente del Consiglio peraltro afferma che l’autonomia potrà
essere un volano positivo anche per il mezzogiorno, dimenticando che
già attualmente esiste una migrazione notevole di pazienti verso il nord.
Il gravoso handicap esistente sia delle strutture che del personale ha
spostato enormi erogazioni finanziarie dalle regioni meridionali verso il
settentrione, aumentando il gap già esistente.
Nella sanità abbiamo già sperimentato con la pandemia da Covid 19 che
le diverse programmazioni regionali hanno prodotto risultati
contrastanti prevalentemente a vantaggio del nord. Allo stato attuale
non si prevedono, nella manovra di bilancio, aumenti di finanziamento
da parte del governo al S.S.N.
In Campania non si percepiscono, d’altra parte, tentativi di
organizzazione di medicina territoriale per affrontare le emergenze
stagionali senza affollare gli ospedali. Attualmente di fronte all’aumento
di ricoveri per polmoniti e Covid non è stato predisposto un piano per
fronteggiare l’aumentata richiesta di cure da parte della collettività.
La medicina territoriale è carente, non ha ancora una dimensione di
organicità per poter affrontare e gestire l’emergenza; nel contempo gli
ospedali ridiventano superaffollati determinando caos e favorendo gesti
e atti di violenza contro il personale.
Cosa dedurne? Che le risorse finanziarie governative destinate alla
sanità pubblica sono insufficienti e che altrettanto si deve dire per il
numero degli addetti. In alcune regioni si è riusciti ad organizzare i
servizi con uno standard accettabile. In Campania, invece, proprio la
mancanza di processi di organizzazione dei servizi, l’inefficienza del
sistema diventa sempre più preoccupante ed inevitabilmente favorisce
ingiustificati atti di violenza.