Campania: sanità allo sfascio
Luigi Santini
La sanità pubblica in Campania è al capolinea. Gli errori della Regione, in questo
ambito sono sotto gli occhi di tutti e non ammettano scusanti. Ne è riprova il fatto che
gli ospedali Campani si situano all’ultimo posto in Italia rispetto alle altre Regioni.
Di chi è la responsabilità di tutto questo? Non c’è dubbio che la responsabilità
maggiore è della politica nazionale. 45 anni fa in Italia fu varata una legge
enormemente innovativa, che attraverso il S.S.N. affidava compiti e oneri a livello
statale, regionale e locale. Disgraziatamente questo modello, teso a garantire a tutti i
cittadini – come previsto dall’art.32 della Costituzione – era basato sulla centralità
degli ospedali con scarsa attenzione all’organizzazione territoriale. Occorre anche
tener conto che da almeno 15 anni i governi hanno progressivamente tagliato i fondi
alla sanità. Negli anni a noi più vicini, la situazione si è progressivamente aggravata.
La pandemia da Covid ha ulteriormente reso difficile mantenere livelli di assistenza e
tutela a tutti i cittadini, poiché l’obbligo di combattere il virus ha penalizzato i malati
oncologici e acuti (infarto, ictus). In sintesi, fra tagli finanziari ed emergenza
pandemica il sistema sanitario è andato in notevole sofferenza. Dopo la risoluzione
della pandemia sono emerse enormi criticità che hanno determinato la difficoltà per i
pazienti di accedere ai servizi (lunghe liste di attesa, carenza di presidii territoriali,
strutture di pronto soccorso al collasso). Questa – con differenze notevoli con tra una
Regione e l’altra – la situazione nazionale.
In tale contesto occorre dare atto al Presidente De Luca di aver più volte protestato
contro i tagli alla Sanità e di aver sollecitato il governo ad interventi più incisivi nel
settore mettendo che in luce l’ipotesi di autonomia differenziata penalizzerebbe la
Sanità meridionale rispetto alle altre Regioni. Gli ottimi intenti del Presidente De
Luca trovano, però, scarso riscontro nei fatti. Secondo i dati AGENAS gli ospedali
campani si collocano – per efficienza delle strutture ed efficacia dei servizi erogati –
all’ultimo posto della classifica nazionale: tempi di attesa spropositati, tassi di
ricovero inappropriati, strutture di pronto soccorso in affanno e sotto assedio,
personale insufficiente sottoposto da stress dai ritmi lavorativo. Questo per quanto
riguarda l’erogazione dei servizi. A ciò si aggiungono attrezzature obsolete, strutture
per la degenza inadeguate, vetustà di alcune delle strutture di ricovero.
A conferma dello stato miserevole della sanità campana è significativo quanto è
emerso sulle condizioni sull’ospedale “Ruggi D’Aragona” di Salerno. Un quadro, a
dir poco, sconcertante: pronto soccorso ingolfato, pazienti su lettini nei corridoi,
abbondono dei pazienti in condizioni precarie dal punto di vista igienico-sanitario.
Dall’altra parte, vittime essi stessi delle condizioni di degrado dell’ospedale, medici e
infermieri stremati da turni di lavoro massacranti.
Sarà un caso, duole dirlo, che ciò accada proprio nella città di Salerno. L’attuale
Presidente della Regione è in carica da ben otto anni, eppure non ha mai nominato un
assessore alla sanità, avocando a sé quindi anche la nomina dei direttori generali. Si
deve, in sostanza, ritenere che le responsabilità politiche e gestionali del disfacimento
della sanità campana gli siano totalmente ascrivibili.