“Jazz light, Blues Shadows” la mostra fotografica di Riccardo Piccirillo: Un incontro tra suono e visione

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di Ezio Micillo

Presentata al Blue Turtle di Napoli la mostra fotografica “Jazz, Blues, Shadows” di Riccardo Piccirillo, un incontro affascinante tra la musica e la fotografia, in cui l’obiettivo cattura non solo immagini, ma anche emozioni, atmosfere e storie silenziose. La serata è stata condotta da Luca Sorbo, già docente di Storia della Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e critico fotografico, che ha descritto il percorso dell’autore sottolineandone la bravura e la capacità empatica utilizzata nella realizzazione delle opere esposte. In una sala affollata, l’autore, ha raccontato il suo percorso di fotografo che lo ha reso celebre nel mondo della musica, rispondendo a numerose domande e curiosità dei presenti.

Piccirillo, noto per la sua doppia identità di fotografo e musicista, riesce a fondere le sue passioni in un’esperienza visiva e sonora che trascende il semplice atto fotografico. Le sue immagini non sono solo documentazione, ma vere e proprie opere che parlano della musica nei suoi aspetti più intimi e dinamici.

E’ così che l’ultimo lavoro di Riccardo Piccirillo diventa un viaggio emozionale nel mondo della musica e della sua anima visiva. Un’esperienza che si snoda tra le note di un jazz che si fa immagine, e il blues che si riflette nell’ombra. Il fotografo e musicista, conosciuto per la sua capacità di intrecciare suoni e immagini, ha creato un’esposizione che celebra due dei generi musicali più iconici e vibranti della storia, attraverso una lente intima e riflessiva.

  • Le tue foto danzano e recitano, ma come è nata l’idea di questo connubio?

”La mia adolescenza l’ho vissuta nel profondo della musica”, così Riccardo, ”ho trascorso tutto il mio tempo della giovinezza ad ascoltare il jazz ed il blues, con la copertina del vinile sulle gambe sognavo le storie raccontate nelle melodie, mi immergevo in un viaggio fantastico per arrivare direttamente all’artista, un amore, questo, che mi ha quasi ossessionato, anzi ha ossessionato mia mamma che mi gridava, abbassa il volume, abbassa! Ascoltare la musica, per me, significava entrare in una dimensione completamente avulsa da tutte le interferenze, per concentrare l’attenzione al messaggio che l’artista cantava nei suoi brani. E proprio questa visione musicale, che si materializzava in ogni brano, mi ha permesso di scoprire il vero significato delle canzoni, un viaggio che, attraverso la fantasia, mi ha permesso di entrare nella vita quotidiana dell’artista. Questa unica esperienza mi è servita, poi, a realizzare la prima fotografia che è stata subito un successo. Si è trattato di uno scatto, fatto ad un concerto, nato per caso, ero in platea e sono riuscito a catturare un’espressione unica dell’artista durante l’esecuzione di un suo celebro brano. Una foto davvero bella che ha conquistato il management dell’artista, a tal punto da commissionarmi la realizzazione della copertina del disco. Il mio entusiasmo alle stelle che ancora oggi persiste”.

Riccardo Piccirillo, quindi, non è solo un fotografo, ma un musicista che sa come le vibrazioni sonore possano essere tradotte in immagini. La sua mostra è, infatti, una fusione di due mondi, con una forte componente di immersione emotiva. Le sue immagini non si limitano a documentare i protagonisti del jazz e del blues, ma catturano anche l’energia, l’intensità e l’improvvisazione che caratterizzano questi stili musicali.

Le fotografie esposte sono piene di movimento, come se l’obiettivo catturasse un momento congelato nel tempo, ma che sembra pronto a sfuggire via. Quasi tutte riprendono un contesto che prova ad interpretare due momenti dell’artista sul palcoscenico: un qualcosa che è successo o che ancora dovrà succedere. L’uso delle luci e delle ombre è essenziale in ogni scatto, le ombre sembrano prendere vita creando atmosfere misteriose che rispecchiano la sensualità e la profondità delle melodie. I volti dei musicisti diventano icone, quasi a voler raccontare la loro storia più profonda. Ogni scatto, infatti, ha una sua narrazione, una sua sinfonia silenziosa che trasporta l’osservatore nella dimensione musicale di un riff di chitarra, un assolo di sassofono, o una voce che si staglia in un cielo notturno.

La selezione di fotografie in mostra si divide tra il jazz, con la sua improvvisazione dinamica e il suo spirito vivace, e il blues, intriso di malinconia e solitudine, ma anche di una profonda connessione emotiva. Le fotografie del jazz trasmettono un senso di energia e vitalità. Si vedono le mani degli strumentisti che danzano sui tasti del piano, o le dita che accarezzano le corde di una chitarra, piuttosto che di un sassofono. Ogni composizione sembra un atto di creazione in tempo reale, come se l’artista fosse in perfetta sintonia con la sua musica.

Il blues, invece, emerge con una forza evocativa diversa, nelle immagini si percepisce la solitudine, ma anche una forza interiore che permette di superare le difficoltà. Le ombre lunghe, i contrasti decisi, e i volti segnati dall’emozione trasmettono una sensazione di riflessione profonda, di una musica che nasce dal dolore ma che sa anche risollevarsi. In queste fotografie, Piccirillo riesce a restituire la potenza emotiva del blues, un genere che parla dritto al cuore.

Il linguaggio visivo è tanto personale quanto potente. La sua tecnica, che si fonda su un uso sapiente delle luci e dei contrasti, amplifica la suggestione di ogni immagine. L’empatia poi è il segreto per penetrare nell’io dell’artista, l’occasione per rappresentare il profondo della sua anima.

Oltre al colore molti ritratti sono realizzati in bianco e nero, questo diventa uno strumento evocativo per raccontare le sfumature più sottili delle emozioni, evidenziando con le ombre, talvolta inquietanti, altre volte dolcemente avvolgenti,un ulteriore strato di intensità. Il fotografo non si limita a fermare l’attimo, ma cerca di trasmettere l’energia di un momento fugace, che in ogni scatto diventa eterno.

“Jazz, Blues, Shadows” non è solo una mostra fotografica, ma un’esperienza sensoriale che coinvolge il pubblico in un incontro tra la vista e l’udito, tra il suono e l’immagine. Riccardo Piccirillo riesce a tradurre la magia della musica in forme visive potenti e suggestive, portando l’osservatore a vivere un’emozione che va oltre la semplice osservazione.

Se amate la musica, se siete appassionati di fotografia, o semplicemente se volete vivere un’esperienza visiva che emoziona e coinvolge, “Jazz, Blues, Shadows” è una mostra che non può essere persa. Un tributo visivo e sonoro a due generi musicali che, come le ombre, continuano a plasmare e influenzare la cultura contemporanea.

© Ezio Micillo giornalista e fotoreporter

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