COMUNICATO STAMPA
   Come l’azienda può difendersi
da uno stato di crisi
 
 Le aziende possono evitare di entrare in uno stato di crisi? È possibile prevenire la condizione di insolvenza futura? La risposta potrebbe risiedere nel Codice della Crisi d’Impresa, uno strumento legislativo concepito per aiutare le imprese a individuare tempestivamente segnali di difficoltà e adottare misure correttive. 
Il Rapporto Annuale 2024, basato su dati ISTAT, evidenzia come l’economia italiana, pur mostrando una crescita solida negli ultimi anni, abbia dovuto affrontare sfide significative, come l’aumento dei prezzi delle materie prime e la transizione digitale, mettendo a dura prova la continuità aziendale. Valerio Vimercati, esperto di finanza e founder di Ratinglab, sottolinea l’importanza del monitoraggio di indicatori specifici per prevenire la crisi, suggerendo strumenti avanzati per guidare le decisioni imprenditoriali.
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Monza, 12 giugno 2024. Le aziende possono riuscire a prevenire lo stato di crisi? Ovvero trovarsi nella condizione di non poter pagare i debiti per i successivi dodici mesi? 
La legge decreta questa condizione come stato di crisi che può portare l’azienda alle peggiori delle ipotesi. 
Tuttavia, esiste il Codice della Crisi d’impresa, uno strumento legislativo che prevede anche misure che dovrebbero consentire al management di identificare tempestivamente il sorgere della crisi e favorire l’adozione di misure immediate per affrontarla. L’obiettivo principale è quello di favorire il recupero delle imprese in difficoltà e di tutelare i creditori.  
Rapporto Annuale 2024
Negli ultimi tre anni, l’economia italiana ha registrato una crescita superiore alla media dell’UE27 e delle principali economie come Francia e Germania, sostenuta da un buon andamento del mercato del lavoro. Lo dice il Rapporto Annuale del 2024 fonte ISTAT.  Dalla seconda metà del 2021, l’Italia ha affrontato un aumento dei prezzi delle materie prime importate, seguito da un rapido raffreddamento a fine 2022 e nel 2023. Questo episodio inflazionistico ha avuto effetti differenziati sulle imprese, influenzando la loro competitività. Negli ultimi anni, le imprese italiane hanno dovuto adattarsi ai cambiamenti del contesto competitivo e all’impatto della transizione digitale, con significativi progressi nell’uso delle tecnologie dell’informazione, anche se permangono criticità e ritardi nello sviluppo delle competenze digitali. 
Gli strumenti di analisi obbligatori previsti dalla nuova normativa non riguardano solamente le imprese in crisi, ma coinvolge tutte le imprese. “Anzi, è proprio nelle imprese con i conti in ordine che possono produrre gli effetti migliori sulla gestione. – asserisce Valerio Vimercati, esperto di finanza e founder di Ratinglab – . Lo strumento  mette meglio in luce qualsiasi flessione di redditività o liquidità, anche nel medio periodo. Evidenzia eventuali minacce, permette agli amministratori ed ai cfo di adottare in modo tempestivo idonei correttivi strategici, il cui effetto è comunque quello di migliorare e difendere il risultato della gestione. 
Ovvio, ove le problematiche fossero sul tappeto, la tempestiva consapevolezza dei problemi amplifica le possibilità di risanamento. Nella crisi di impresa la tempestività di azione è una delle maggiori discriminanti per le probabilità di risanamento”. Come fa l’azienda a capire che sta entrando in uno stato di crisi? 
“Nel codice della crisi sono presenti alcuni indicatori – continua Vimercati – , nello specifico indicatori patrimoniali, finanziari e reddituali, per monitorare la situazione finanziaria di un’azienda e individuare anticipatamente eventuali segnali di difficoltà finanziaria nel pieno rispetto del concetto di continuità aziendale. 
Quindi, il loro ruolo principale è quello di avvisare l’azienda e gli investitori sulla possibilità che l’azienda possa entrare in una situazione di crisi finanziaria, consentendo al management di adottare misure correttive tempestive, di incorrere in gravi conseguenze civili e penali ove venisse invece verificata la mancata adozione degli strumenti obbligatori.” I segnali da tenere monitorati 
L’art. 3 del Codice della Crisi e dell’Insolvenza individua specifici segnali di allarme per l’attivazione tempestiva degli organi sociali al fine di superare una crisi finanziaria: 
●      ritardi sui pagamenti degli oneri sugli stipendi scaduti da almeno 30 giorni in misura superiore alla metà del totale delle passività mensili; 
●      debiti verso fornitori scaduti da almeno 90 giorni in misura superiore a quelli non ancora scaduti; 
●      esposizioni nei confronti delle banche scadute da oltre 60 giorni per un importo almeno pari al 5% delle esposizioni; 
●      interessi di mora che richiedono la segnalazione da parte di enti pubblici specifici. 

Come prevenire la crisi aziendale 
“Partire da un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile è il primo passo per evitare di entrare in crisi – . Prosegue Vimercati – . Un’organizzazione dotata di procedure e controlli adeguati è in grado di rilevare tempestivamente eventuali segnali di crisi e di adottare le misure necessarie per affrontarla. 
In questi anni il contesto mondiale è stato travolto da un cambiamento che nessuno poteva prevedere. L’esperienza ci ha portato a realizzare uno strumento finanziario che permette di monitorare non solo l’andamento aziendale, ma simula scenari attesi, come anche gli scenari peggiori che si possono prevedere, inoltre, calcola gli indici di allerta che anticipano le eventuali situazioni di crisi aziendale. C.A.S.E (Controlling, Analysis & Strategic Entrepreneurship) orienta le scelte dell’imprenditore verso lo scenario più redditizio per la specifica realtà aziendale. Lo strumento serve sia a prevenire la crisi che a gestire uno stato di crisi aziendale.

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