I.S.I.S DE SANCTIS-D’AGOSTINO
ISTITUTO TECNICO AGRARIO “Francesco De Sanctis” Avellino
Scuola Enologica 1879-CONVITTO annesso-Cantina e Azienda p.IVA 01529600643-sede agraria
Domicella-corsi serali agraria ISTITUTO TECNICO per GEOMETRI “Oscar D’Agostino”Avellino
Sede geometra associate Casa Circondariale “Antimo Graziano” -AV – corsi serali geometra
ISTITUTO PROFESSIONALE “Alfredo Amatucci” Avellino
Corsi di MECCANICA-SOCIOSANITARI-COMMERCIALE-MODA-ODONTOTECNICO-OTTICO
Via Tuoro Cappuccini 44-83100 AVELLINO tel. 0825-1643323-24-25 pec avis028006@pec.istruzione.it
mail avis 028006@istruzione.it cod.mecc. AVIS028006 c.f. 80000030645
SUL TAVOLO DEL CONVEGNO “SCUOLA GIOVANI PASTORI”
LA RISPOSTA PER LO SPOPOLAMENTO DELLE AREE INTERNE
PER IL RILANCIO DELL’IRPINIA PARTENDO DA UN ANTICO MESTIERE
NEL SEGNO DELL’INNOVAZIONE E DELLE FUTURE GENERAZIONI
Prospettive e opportunità per gli studenti presenti al convegno “E se la pastorizia fosse
il mestiere del futuro?” tenutosi stamattina presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico
Agrario “F.De Sanctis” di Avellino. Sul tavolo dei lavori, opportunità e innovazione
dell’antico mestiere della pastorizia e per le aree interne. L’evento è stato realizzato
con il lavoro sinergico del CREA, Rete Rurale Nazionale, l’Associazione Riabitare l’Italia,
l’Associazione H.A.T. Aps e l’Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” di Avellino alla
presenza degli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario “Francesco De Sanctis” e
dell’Istituto Professionale di Stato. Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità
Alberghiera “Manlio Rossi Doria”
Promuovere la Scuola Giovani Pastori, l’obiettivo per rilanciare e riproporre un
mestiere che sta andando in disuso ma che, al contempo, può rispondere alla
necessità dei giovani che tornano per restare e per chi, invece, ha sempre creduto
nella possibilità di poter vivere in una provincia drammaticamente afflitta dallo
spopolamento, come l’Irpinia. E quindi, l’iniziativa si rivolge ai futuri professionisti che
vogliono avviare un’attività imprenditoriale di pastorizia, rivalutando il circuito
economico e ambientale di luoghi periferici. Il progetto è finanziato da Fondazione
Cariplo e portato avanti dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi di
economia agraria) con la Rete Rurale Nazionale, l’Associazione Riabitare l’Italia e
altri partner con l’intenzione di fornire agli studenti, selezionati con un bando di
ammissione, tutti gli strumenti per avviare o riprendere attività di pastorizia secondo
principi di sostenibilità sia economica che ambientale.
Ad aprire l’incontro, organizzato da Daniela Storti, Ricercatrice CREA e direttrice
della “Scuola giovani pastori” e Marco Vassallo, tespomsabile
“Scuola giovani pastori” e Valentina Taccone, presidente H.A.T. Hub Animatori
Turistici, e moderato dal giornalista Gianni Colucci, sono stati i saluti del dirigente
scolastico Pietro Caterini seguiti dal suo intervento che ha dato il via al tavolo dei
lavori: “Opportunità nell’agroalimentare, è fondamentale puntare sulle produzioni
interne e di qualità per dare un futuro concreto ai ragazzi. Incentiviamo le iscrizioni
alla scuola agraria per consentire di far maturare da subito tutte le possibili competenze
da dover acquisire e mettere in pratica nelle attività di tipo imprenditoriale. È un
incontro importante questo con la scuola dei giovani pastori che si cala perfettamente
nelle opportunità del nostro territorio. Un progetto del genere significa ì innovazione ma
partendo da un mestiere che viene dall’interno e da lontano”
Ha proseguito, poi, Carmine Fischetti, titolare insieme alla sua famiglia del ristorante
stellato Oasis di Vallesaccarda che, quest’anno, ha ottenuto per il primo anno la sua
prima stella green della prestigiosa guida Michelin, segnando l’arrivo di un lungo
percorso trentennale, già conquistato da venticinque anni per una realtà di accertato
riferimento per la provincia di Avellino e per la ristorazione di qualità. Fischetti e la
sua famiglia hanno messo insieme la sapienza tradizione in un contesto comunitario
di soli mille abitanti, e ha dichiarato: “Da anni lavoriamo per preservare gli agricoltori
del territorio, rifacendoci per la filiera corta, creando un rapporto con chi produce e
conoscendoli da più vicino. Si crea un’economia locale e si sostengono le aziende locali
perché il territorio va sostenuto anche da noi stessi, anche dalle produzioni e nel
proporre e dire ai giovani di non trascurare i vecchi mestieri. Il futuro si guarda dando
un occhio al passato. Il territorio va sostenuto in ogni sua parte e ogni persona deve
farne parte dando un suo contributo, ovunque si trovi diventando ambasciatore del
territorio fuori o restando realizzando aziende in maniera naturale. A sostegno dei
produttori che da anni lavorano sul territorio”
La parola, poi, è andata alla responsabile di progetto Daniela Storti che ha messo in
evidenza:”I risultati della scuola li vedremo tra qualche anno ma intanto abbiamo già
qualche numero che parla chiaro. Quasi la metà dei candidati è rappresentata dalle
donne, la gran parte non provengo dal settore, molti sono laureati ma tutti sono spinti
da una base comune, la motivazione. Le aree interne sono chiamate così perché sono
luoghi lontani dai servizi. Mi sento di dire che l’errore che si fa spesso, è quello di dovere
affidare ai singoli il dovere di cambiare i territori, Non è così. L’idea della scuola invece
nasce dalla volontà e dell’idea di voler capire che l’agricoltura, come la pastorizia in
particolare modo, è un’attività antica che ha messo in relazione le comunità e le
interconnessioni della vita sociale, costruendo solidi collegamenti tra persone e luoghi. E’
da questa volontà che nasce l’idea della scuola ma abbiamo cercato di capire da dove
partire e di cosa hanno bisogno i giovani per restare qui nelle aree più interne. Da
questa indagine sono venute fuori idee e numeri importanti. Il 67% dei giovani vuole
fortemente restare ma molti di questi non possono farlo perché non hanno lavoro. Non
dimentichiamo che il legame con le comunità è poi fondamentale, così come anche con
gli ecosistemi. Abbiamo scelto una tematizzazione molto precisa. Noi siamo stati
facilitatori ma gli allevatori sono formatori che distribuiscono buone pratiche in modo
esperienziale e interattivo. Costruire network tra territori e persone, anche tra
imprenditori per un progetto di formazione scolastica itinerante ed esperienziale, questi
i nostri passi che vanno sempre in avanti”
A portare una concreta testimonianza, è stata però Vera Pezzullo, una delle allieve del
primo corso del programma CREA: “Il pastore oggi deve essere innovativo e capire come
farlo veramente per rendere la montagna migliore. Restare nelle aree marginali, credo
sia difficile. Io mi occupo di zootecnia nelle università, credo sia fondamentale capire
come farlo in maniera rispettabile e sostenibile. Il pastore vive grazie al gregge e
viceversa, è nostro compito garantire la sopravvivenza di questo mestiere”
Ricerca e territorio, nelle parole di Salvatore Claps, direttore CREA -ZA, che ha
parlato della “Scuola del casaro” e del progetto avviato in Basilicata con il CREA: ”Noi
rappresentiamo un ente di ricerca e si è sempre occupata di formaggi tipici. Il primo
corso realizzato l’anno La scuola realizza corsi che mettono in rilevanza le razze, la
territorialità. La tradizione è importante per la produzione e si insegna e fa capire
anche l’importanza della sostenibilità. Hanno partecipato nella prima edizione, metà
donne e uomini e al di sotto dei 40 anni che hanno conseguito l’attestato professionale.
La transumanza non è piu da considerare di tipo tradizionale ma vicino alla zootecnia.
Il ritorno del pastore è da considerare come un rinnovato imprenditore inquadrato in un
contesto innovativo e digitale. L’attenzione va certamente rivolta ai prodotti tipici, senza
questi non possiamo fare nulla”
Annamaria Rosamilia,produttrice di pecorino con l’Azienda Agricola La Verga di
Nigro Antonio e delegata del Presidio Slow Food Carmasciano, ha poi continuato:
“Rappresentiamo un’antica tradizione casearia di Rocca San Felice e alleviamo un
gregge di pecore Laticauda. Insieme alla bagnolese, restano le uniche razze autoctone
dell’Irpinia. Quando si parla di prodotto del territorio, intendiamo voler dire di dover
partire a monte quindi dalla razza, dal territorio e da cosa mangiano i nostri animali.
Quando si fa un prodotto disciplinato da presidio Slow Food, l’intenzione è quella di
garantire con una ferma regolamentazione sulla produzione in ogni sua parte. Noi
grazie alla presenza della Mefite possiamo produrre un formaggio unico come il
Carmasciano. La sua azione sulfurea, oltre ad offrire un’alimentazione sana, ne
garantisce anche un prodotto unico nel suo genere, che si elabora già nel latte e poi nei
formaggi”
Poi, Anna Anna Russo, titolare Caseificio aziendale “La Bagnolese” specializzata in
pecorino bagnolese ha raccontato: “Ho sposato un pastore che proviene da un’eredità
di ben sei generazioni. E’ certamente un mestiere che profuma di antico ma noi lo
facciamo sempre con innovazione, condizione che non deve mai mancare e tenere viva
la tradizione. Transumanza deriva dal termine ‘transumare’, che significa letteralmente
‘andare da un luogo all’altro’. Forse noi siamo gli ultimi pastori erranti. La transumanza
è sia estiva che invernale, si tratta di attività di chilometrici cammini con il gregge
lungo i tratturi, percorsi oggi lesionati dall’industrializzazione e dalla continua
edificazione. Questi lunghi passaggi con il gregge, sono un percorso che sai quando
inizia ma non sai come finisce, o per meglio dire, se arriverai con più bestiame o gregge
decimato. Per essere un buon pastore, serve davvero tanta forza fisica e coraggio. Ma
anche essere folli. Il nostro sacrificio quotidiano per allevare la razza della bagnolese, è
perchè siamo consapevoli di poter dare un prodotto più sano, nonostante la poca resa di
latte, e garantire la continuazione della transumanza”
A chiudere gli interventi, Francesco Celli, presidente Info Irpinia che ha portato la
sua esperienza facendo luce sul legame dei prodotti caseari con il turismo: “
Un’opportunità formativa come questa sostenere l’idea che, nelle aree interne
dell’Irpinia, il turismo esperienziale si deve fare ed è tutto quello che i turisti cercano.
Noi come associazione abbiamo già creato esperienze da ricordare e raccontare, con
turisti che sono venuti da ogni parte del mondo. Quello che conta è partire dalla
tradizione’