Due giorni di musica al Lazzaretto
6 dicembre: Il castigamatti, opera buffa in forma di concerto
7 dicembre: Concerto di musiche del Settecento napoletano, eseguito dai Baroquebeats, ensemble di
musica antica del Conservatorio S. Pietro a Majella, con Tommaso Rossi, solista al flauto dolce e
traversiere.
È un vero e proprio mini-festival dedicato al Settecento napoletano quello che va in scena, con la
Produzione dell’Associazione Giano Bifronte su ideazione e coordinamento di Massimiliano Sacchi,
presso il complesso monumentale di S. Maria della Pace, il Lazzaretto, uno spazio restituito alla città
grazie all’opera dell’Associazione Il faro di Ippocrate che ne ha fatto la sede di una mostra quanto
mai attuale sulle epidemie nel corso dei secoli oltre che di un presepe del tutto unico nel suo genere:
Il Presepe dei Pastori Malati, allestito nel Lazzaretto dell’Ospedale della Pace per il Natale 2023,
mette in scena scogli e pastori raffiguranti individui colti dalla vita della Napoli del Settecento e scelti
per i segni che la malattia aveva lasciato sui loro corpi. Le fonti storiche utilizzate per la riproduzione
dei pastori sono stati i dipinti del Sei-Settecento, le cronache medico-sanitarie del XVIII secolo e la
letteratura.
Il connubio Musica e Medicina prosegue il suo cammino nel solco della programmazione di attività
realizzate nel 2023 dall’Associazione Il Faro di Ippocrate al fine di promuovere la conoscenza della
cultura della Scienza in dialogo con la cultura della Musica e dell’Arte nel prolifico Settecento
Napoletano animato da un spirito ancora visibile nelle strade del centro storico della città, negli
antichi ospedali dei decumani e nelle sonorità partenopee.
Un omaggio a Napoli e ai grandi maestri della sua antica civiltà musicale. Un inno simbolico e
attualissimo al potere taumaturgico del canto e delle melodie che possono guarire dai mali della mente
e del cuore. Ma – anche – una ricerca raffinata di respiro europeo nel cuore del Sei-Settecento
napoletano, sulle tracce di una tradizione recuperata e rivisitata con esiti coinvolgenti e di forte
impatto emotivo soprattutto per i temi modernissimi che veicola.
Il Presepe dei Pastori Malati, allestito nel Lazzaretto dell’Ospedale della Pace per il Natale 2023,
mette in scena scogli e pastori raffiguranti individui colti dalla vita della Napoli del Settecento e scelti
per i segni che la malattia aveva lasciato sui loro corpi. Le fonti storiche utilizzate per la riproduzione
dei pastori sono stati i dipinti del Sei-Settecento, le cronache medico-sanitarie del XVIII secolo e la
letteratura.
Il connubio Musica e Medicina prosegue il suo cammino nel solco della programmazione di attività
realizzate nel 2023 dall’Associazione Il Faro di Ippocrate al fine di promuovere la conoscenza della
cultura della Scienza in dialogo con la cultura della Musica e dell’Arte nel prolifico Settecento
Napoletano animato da un spirito ancora visibile nelle strade del centro storico della città, negli
antichi ospedali dei decumani e nelle sonorità partenopee.
6 dicembre
Il castigamatti, di Massimiliano Sacchi e Giulio Fazio su libretto del poeta Francesco Forlani, con la
drammaturgia di Rosario Sparno.
In scena un protagonista del calibro di Massimiliano Foà nei panni (recitati e cantati) di Mastro
Giorgio, affiancato da giovani artisti di talento (Chiara Di Girolamo, Teresa; Cristina D’Alessandro,
Nina; Domenico Nappi, Don Chisciotte; Luca De Lorenzo, Socrate) e dai Baroquebeats, l’ensemble
di musica antica del Conservatorio S. Pietro a Majella diretti dal Maestro Massimiliano Sacchi: i quali
danno vita a una suggestiva Opera sperimentale, liberamente ispirata a fatti storici e ambientata
nell’ospedale degli Incurabili di Napoli dove il “castigamatti” (Mastro Giorgio, appunto: figura
popolare anche nell’uso lessicale partenopeo che ricorda il medico del Seicento Giorgio Cattaneo,
noto per i suoi traumatici e sferzanti metodi di “cura” per le malattie mentali) e la sua serva Teresa
incontrano via via inquieti personaggi reclusi nel nosocomio e sottoposti alla insostenibile pena del
pozzo. Figure tragicomiche che rappresentano altrettante declinazioni della follia: dalla sventurata
Nina pazza per amore a Don Chisciotte fino al Socrate immaginario, vecchio compagno di scuola di
Mastro Giorgio.
E se la lingua del testo è una complessa ma efficace ibridazione tra italiano e napoletano, francese e
spagnolo, è nella ricerca musicologica legata alla partitura che emergono poi nitidamente tre omaggi
espliciti a Giovanni Paisiello, per Sacchi «figura di riferimento, sia per quello che riguarda le
caratteristiche del teatro musicale che proponeva, rendendolo uno degli operisti più richiesti d’Europa
(oltre a Napoli, operò a Vienna, a Pietroburgo, a Parigi), esponente di un teatro che a partire da La
serva padrona di Pergolesi rivoluzionò il dramma in musica, sia per quello che riguarda i temi trattati,
sia ancora per la vocazione drammatica e duttile, affatto moderna, del suo linguaggio musicale». E
quanto ai temi presenti nelle sue opere, spiega ancora Sacchi, «è interessante la presenza del tema
della Follia, che esiste ne La Nina pazza per amore, il Don Chisciotte, il Socrate immaginario e Il
mondo della luna, non a caso ispiratori dei personaggi, delle arie e dei recitativi del nostro Mastro
Giorgio».
Non solo. Alla base dell’idea, concepita da Sacchi mentre analizzava anche la figura di Giulio De
Ficis – musicista allievo di Francesco Durante presso il Conservatorio San Pietro a Majella, che fu
preso a servizio come Maestro di Cappella proprio agli Incurabili, con la precisa intenzione di usare
la musica per curare i malati di nervi – anche un misconosciuto testo medico francese del 1748, il
Trattato sugli effetti della musica sul corpo umano di J.L. Roger: un lavoro che – aggiunge Sacchi –
«unendo lo scientismo lluminista ad una vasta e bizzarra aneddotica ancora di sapore premoderno, si
presenta com un riferimento tuttora valido per molte delle idee che presenta, e non a caso è ancora
oggi pubblicato in Francia». Già. Una ragione in più per auspicare che questa fiaba allegorica in
musica sul Mastigophoros, ossia il portatore di frusta contro le “furie” dei picchiatelli, possa essere
replicata, soprattutto tra i più giovani: per l’efficacia dei messaggi che veicola (l’ottusità insensibile
della violenza, la forza maieutica trasformante dell’amore, la magia pedagogica, inclusiva e guaritrice
della musica), senza facili didascalismi ma con leggerezza e profondità.
Durata 60 min.
7 dicembre
Panharmonikon
La musica strumentale degli operisti napoletani del ‘700
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Concerto XII in do minore per flauto, due violini e basso continuo
Moderato
Fuga
Largo
Andante
Andante
Michele Caballone (1692-1740)
Concerto n. 1 in sol maggiore per due violini e basso continuo
[Allegro]
Largo
Baletto
Leonardo Vinci (1690 o 1696 – 1730)
Concerto in la minore per flauto dolce, due violini e basso continuo
Andante
Adagio
Allegro
Michele Caballone
Concerto n. 4 in do minore
[Allegro]
Fuga
Affettuoso
Baletto
Giuseppe Sellitto (1700-1777)
Concerto in sol maggiore per flauto traversiere , due violini e basso continuo
Allegro
Andante
Presto
Ensemble di strumenti antichi del Conservatorio San Pietro a Majella
Tommaso Rossi, flauto dolce e traversiere
Eleonora Amato e Antonietta De Chiara, violini
Giulia Massa, violoncello
Cristiano Pennone, contrabbasso
Marco Palumbo, clavicembalo
Progetto in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio San Pietro a
Majella di Napoli
Il grande patrimonio della musica strumentale di scuola napoletana viene sempre più scandagliato in
questi anni e numerosi studiosi affinano sempre più la conoscenza di straordinarie pagine legate allo
sviluppo di specifici strumenti : il violoncello, il violino , il flauto dolce e traverso, ma anche il fagotto,
il salterio, il mandolino oltre che naturalmente il clavicembalo e l’organo furono strumenti di elezione
su cui si concentrò l’interesse di quasi tutti i più grandi compositori operanti nel Regno di Napoli tra
la fine del XVII secolo e il XVIII secolo, assecondando da un lato la richiesta didattica che proveniva
dai Conservatori, dall’altra la fervente committenza privata e nobiliare.
Questa attività compositiva, che a prima vista appare di secondo piano rispetto alla magniloquente
produzione operistica e sacra, in realtà mostra una faccia interessantissima del mondo musicale
partenopeo, ancora forse da definire a tutto tondo, auspicando che le biblioteche del mondo possano
rivelare quanto prima altri negletti tesori. La musica strumentale infatti, con i suoi temi accattivanti,
i sui ritmi a volte sorprendenti, ma anche a volta la sua concettosa aulicità, sempre frammista a slanci
piacevoli e a nuances garbate, è specchio del talento drammatico di moltissimi compositori, del loro
imprescindibile riferimento alla scena e al teatro.
Un teatro degli affetti senza parole, un condensato di espressività che parla a noi con il suono degli
strumenti musicali.
Il concerto riunisce insieme alcuni gioielli di autori che alla scena dedicarono gran parte della loro
vita artistica (alcuni con una chiara predilezione per l’opera buffa) è il frutto del lavoro realizzato nel
corso di musica d’insieme per strumenti antichi, tenuto da Tommaso Rossi presso il Conservatorio
San Pietro a Majella, e riunisce insieme studenti di biennio e del master di musica antica del
Conservatorio di