VICO, IL FILOSOFO DI PARTENOPE
Di Laura Caico
Uno sguardo nel passato. L’eclettico giornalista e saggista Marcello Veneziani – introdotto dall’esimio onorevole Amedeo Laboccetta – ha presentato nel foyer del teatro San Carlo di Napoli la sua ultima creatura letteraria “Vico dei miracoli” un libro originale e intrigante che cattura interesse e attenzione sin dall’incipit: protagonista di quest’ultimo nato dalla fertile penna dello scrittore pugliese, classe 1955, segno zodiacale Acquario, è Giambattista Vico, un inimitabile pensatore e filosofo, raccontato nella sua vita di tutti i giorni, immerso nel grande scenario dello spartiacque tra il Seicento e il Settecento, un’epoca irripetibile per i fermenti culturali (e non) che l’hanno caratterizzata.
Veneziani delinea con potente afflato le vicende di questo uomo particolare, dalla vivissima intelligenza, dalla profonda cultura e dalle traversie esistenziali, destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia del pensiero europeo: come lui stesso ha dichiarato “ Vico possiede un pensiero originale che non segue gli orientamenti del suo tempo ma esplicita grande modernità e precorre l’arrivo di concezioni estremamente attuali: ha cambiato per sempre la nostra parabola culturale, lasciando germogliare semi del suo patrimonio intellettuale di cui si trovano tracce in Manzoni, Cuoco, Gentile, Gramsci e in altri pensatori che a lui si sono ispirati, attingendo al suo sapere.”
Nel corso della presentazione, oltre all’onorevole Laboccetta hanno espresso le proprie acute riflessioni i relatori Enzo D’errico dinamico direttore del Corriere del Mezzogiorno e la grintosa sindacalista Lina Lucci già segretario generale della Cisl Campania, lo stesso autore, mentre “non pervenuti” sono stati il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che – sebbene annunciati come relatori nelle locandine e nei comunicati stampa – non si sono presentati neanche al termine dell’incontro. Momenti di pathos sono stati abilmente orchestrati dall’attore teatrale, doppiatore e speaker Luca Violini che ha letto e “interpretato” con notevole intensità alcuni brani del libro, suscitando applausi a scena aperta, già tributati anche all’autore.
Veneziani, che si è avvicinato a Vico e alla sua filosofia da tanti anni, ha sottolineato “provo una forte empatia per colui che ritengo sia il più geniale, bizzarro e stravagante pensatore italiano: nessun altro ha lasciato un’eredità straordinaria come la sua e io ho scritto il libro immaginando di essere la sua ombra e seguirne i passi. Vico ha creato veramente per il Sud, tutto il Meridione e il Mediterraneo una linea di pensiero completamente nuova e indipendente e ho voluto farlo conoscere meglio al pubblico in questa sorta di romanzo popolare in cui, però, ci sono anche fatti veri che magari non tutti conoscono e che possono destare molto interesse sulla figura di questo illustre storico e filosofo, da molti ritenuto il più grande della sua epoca.” Effettivamente il contributo di Vico all’evoluzione del pensiero filosofico è innegabile e Veneziani conclude “dal Medioevo fino al Novecento Vico primeggia, precorre tempi e pensieri, lascia impronte destinate a fruttare e semina intuizioni che ciberanno pensieri e pensatori del futuro: egli si pone al crocevia della cultura mediterranea, fondando il pensiero della storia, nutrendo la filosofia con la filologia, intuendo le origini favolose e poetiche dell’umanità, intrecciando ragione e fantasia, tradizione e modernità, visione cristiana e visione classica della storia. Giambattista Vico disegna una teologia civile, risalendo alle fonti della religione e ritrovando, infine, nelle vicende umane, storiche e mondane, la traccia di Dio e della Provvidenza”.

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