Skala Sikamineas, Lesbos, Greece - October 25, 2015: An inflatable boat filled with refugees and other migrants arrives on the north coast of the Greek island of Lesbos, where it is met by volunteers and photographers. More than 500,000 migrants have crossed from Turkey to the Greek islands so far in 2015.

Sulle migrazioni occorre una visione strategica

Luigi Santini

Al meeting di Rimini sull’amicizia dei popoli il Presidente della Repubblica ha
sottolineato come il fenomeno migratorio dall’Africa, ma anche da altre parti del
mondo, sia un fenomeno epocale, che non può essere fronteggiato sollevando muri o
barriere. Ha, inoltre, messo in rilievo le opportunità che un’ordinata gestione del
flussi – oltre a sottrarre alla fame o a morte certa di migliaia e migliaia di diseredati –
possa diventare un elemento di rafforzamento per i Paesi cosiddetti “avanzati”.
Il fenomeno assume, peraltro, un carattere significativo per l’Italia, che soffre
di una crescente denatalità e che abbisogna, già nel tempo breve di forza lavoro da
utilizzare in modo legale. Favorire flussi migratori legali è, dunque, un atout per il
nostro Paese. Basti, ad esempio, pensare al fatto – ricordato dall’ex presidente
dell’Inps, Tridico – che attualmente i contributi degli immigrati regolari ammontano
a 9miliardi, soltanto 5 dei quali viene erogato a questi lavoratori.
Nel frattempo il numero degli sbarchi cresce ogni anno in misura massiccia:
nei primi sette mesi del 2023 essi rappresentano il doppio dell’intero 2022. Questo
gigantesco problema è tra i primi della “agenda” di governo. Nella campagna
elettorale dello scorso anno Fratelli d’Italia e Lega avevano promesso una risoluzione
rapida e risolutiva, fondata sul respingimento e sulla possibilità di fermare i flussi
all’origine (nei paesi del nord Africa). Previsioni rivelatesi inattuabili. Resta aperto il
quesito: cosa fare?
Date le dimensioni e la portata politica e civile delle migrazioni, è evidente che
occorre costringere l’Unione europea a farsi carico, unitariamente, del problema.
Occorre un nuovo patto sull’immigrazione, basato su alcuni fattori: la pianificazione
delle quote degli immigrati che ogni Paese deve ricevere; organizzare le destinazioni
finali degli immigrati; creare molti centri di accoglienza rispettosi della dignità
umana e nei quali siano garantite condizioni accettabili sul piano igienico-sanitario.
All’attuale momento si assiste allo stallo nelle istituzioni dell’UE, al quale fa
riscontro in Italia una crescente contrapposizione tra Giorgi Meloni e Matteo Salvini.
Dissidio che non depone bene e non favorisce scelte calibrate. Il leader della Lega,
rivendicando i pretesi successi di quando era ministro dell’Interno, getta tutta la
colpa sull’UE, lamentandone la scarsa attenzione al crescente fenomeno e facendo
notare che i confini italiani sono, per definizione, confini europei. Dal canto suo la
presidente del Consiglio ha scelto una strada diversa, forse consapevole che, per
ottenere decisioni effettive dai paesi dell’Unione, occorrerebbe convincere i suoi
alleati in Europa (Polonia e Ungheria) a non porre veti preventivi. Giorgia Meloni,
piuttosto che adoperarsi per ottenere impegni concreti e rapidi da parte del Consiglio
d’Europa, ha iniziato una sorta di circuito alternativo. In poche settimane, prima
dell’estate, si è recata in Tunisia, raggiungendo un accordo per il quale il nostro Paese
offre soldi in cambio dell’assicurazione che il governo tunisino fermi gli imbarchi dal

suo paese verso il Mediterraneo. Soluzione illusoria e grave sul piano umanitario,
poiché spinge quel governo ad un uso forzato del contenimento dei migranti sul suo
territorio. Adesso la presidente del Consiglio sta per recarsi in Grecia per cercare
alleanze da mettere sul tavolo delle Istituzioni europee.
Come si è detto all’inizio, il fenomeno migratorio ha carattere di
trasformazione epocale anche degli equilibri tra Stati e continenti. Non vi è nulla da
fare che sia facile. Purtuttavia, occorre procede, e farlo nella giusta direzione. Se il
governo italiano opererà senza una visione strategica del problema sarà illusorio
attendersi la diminuzione degli sbarchi. Sarà più probabile il contrario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *