Nella Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, il Vicesindaco con delega alla Toponomastica Laura Lieto ha conferito la Medaglia della Città di Napoli in memoria dell’Architetto Alessandro Rimini progettista e direttore dei lavori dell’Ospedale Cardarelli iniziati nel 1930 e conclusi nel 1934 alla figlia Liliana Lagonigro Rimini.
“Oggi abbiamo vissuto un bellissimo momento – ha dichiarato il Vicesindaco Laura Lieto – insieme a Liliana Rimini e Leonardo di Mauro e voglio ringraziare anche tutti i miei colleghi della commissione toponomastica. Io sono un architetto e non avevo mai approfondito il significato di questo lavoro. La storia che Liliana ci ha offerto oggi è una storia straordinaria perché associare il Cardarelli a una vicenda cosi, non solo umana, con il ritratto che ne ha fatto sua figlia è davvero meraviglioso. Un uomo audace che si lascia indietro le sofferenze, è la generazione di quegli anni, delle persone che sono state capaci di attraversare quel momento terribile della storia con una meravigliosa leggerezza e voglia di vivere. E’ questa è la figura privata del padre e dell’uomo. Dal punto di vista invece della storia pubblica, perché questo è il tipo di lavoro che si fa in toponomastica, i nomi delle strade e dei luoghi, i nomi che sotto spesso hanno delle date, hanno degli indizi e che servono quindi al passante e al curioso per aprire una finestra, sono degli indicatori preziosi per come la città è un crocevia di storie straordinarie. E’dunque davvero significativo che l’ospedale Cardarelli sia il luogo di una storia che si intreccia con la shoah, con le deportazioni, ma anche con la meglio gioventù italiana di quegli anni; sono particolarmente felice di essere qui a rappresentare l’amministrazione e lo sono in particolare perchè oggi Napoli fà la sua parte nel tirare dall’oblio il nome di Alessandro Rimini e quello che lui ha fatto e questo è un dovere civile ed è un grande privilegio che noi abbiamo. Ringrazio davvero molto Liliana Rimini per essere stata qua con noi stamattina.
“Parlare di mio papà è un pò difficile – ha dichiarato Liliana Lagonigro Rimini – perchè è una vita talmente ricca di episodi che ci vorrebbe almeno un pomeriggio. Le caratteristiche principali del mio papà erano l’audacia, la modestia, non guardarsi indietro e una grande volontà e capacità di fare delle cose senza averle mai fatte prima. Papà viene da Venezia e da uno studio soprattutto pittorico, poi, dopo un periodo di lavoro nella sovraintendenza, decise di fare l’architetto e venne a Milano. Era un periodo di grande carestia, non trovava lavoro. Allora un’impresa di Lucca che era venuta dall’Argentina e ancora non aveva fatto grandi cose, gli propone questo progetto a Napoli di un grande ospedale. La condizione per essere assunto era di vincere il progetto. Abitavamo a Cappella Cangiani, vicino al cantiere che si doveva fare ed io nei miei primi anni di vita non avevo amici e giocavo con gli altri lavoratori quando andavo col mio papà nei cantieri. Quando mio padre è riuscito a scappare dalla prigionia siccome ebreo, noi della famiglia non sapevamo di tutte le sofferenze e pericoli che aveva sopportato, le abbiamo sapute grazie al centro di documentazione ebraica che ha voluto fare un’intervista al mio papà e allora lui ha raccontato delle atrocità tremende”.