TENUTA VANNULO, IL BIOLOGICO AL 100%
di Laura Caico
Una Fattoria biologica nel cuore di Paestum. Il dinamico imprenditore caseario Antonio Palmieri – nominato anni fa Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come riconoscimento per dieci lustri di operatività ininterrotta e per la specchiata condotta civile e sociale – è il titolare della Tenuta Vannulo di Capaccio Paestum in Via Galileo Galilei n° 101 a Capaccio, ricca di verde, di aria pulita e di animali in libertà: l’Azienda Agricola Biologica, che si staglia sullo sfondo della basilica della Madonna del Granato, dell’anno Mille e dell’imponente paesaggio montagnoso che sovrasta la pianura pestana, è il fiore all’occhiello della zona, a sua volta epicentro della produzione di mozzarelle. Notissima per l’allevamento d’avanguardia delle bufale – secondo i tempi dettati dalla natura, la filosofia della pazienza di Antonio Palmieri, il rispetto degli animali, dell’ambiente e del capitale umano rappresentato dal personale e dai clienti – e per aver creato un indotto importante, la Tenuta Vannulo riserva ai visitatori delle “chicche” inaspettate come l’orto biologico di cui lo stesso Palmieri si cura.
Presidente, che importanza ha l’orto all’interno della Tenuta?
“Sono orgoglioso di mostrare le verdure che consumiamo quotidianamente – a seconda della stagionalità – e che sono alla base delle ricette che il nostro chef prepara nel punto di ristoro qui aperto per i clienti che vogliono mangiare genuino: nel nostro orto biologico – circa duecento ettari di terreno dedicati all’agricoltura biologica – coltiviamo cavoli, finocchi, pomodorini, piselli, insalata, broccoli, carciofi, fave, cipolle, agli, peperoncini accompagnati da erbe aromatiche, quali rosmarino, timo, basilico, prezzemolo, salvia e menta.”
Come gestite la vostra eccellente attività?
“Io mi occupo praticamente da tutta la vita dell’azienda di famiglia, affiancato oggi efficacemente dai miei figli Maria Teresa (ingegnere, che si occupa del caseificio), Nicola (agronomo, presidente di Anasb, associazione allevatori bufalini e vicepresidente di Coldiretti Capaccio, a cui è affidata l’azienda zootecnica) e Annalisa, economista, che invece gestisce la sala degustazione, un mini ristorante de charme”.
Cosa producete esattamente?
“Oltre alla mozzarella di bufala, la nostra struttura offre ricotta e yogurt, prodotti agroalimentari, dolci, pane casareccio e molti manufatti di pelletteria: i nostri visitatori usufruiscono poi di un tour guidato gratuito – in cui possono apprezzare gli ultimi ritrovati tecnologici – che risulta graditissimo a coppie e famiglie alla ricerca di qualche ora di distensione in mezzo alla natura.”
Quali sono stati i suoi esordi nel mondo caseario?
“Io ho cominciato qua giovanissimo quando la mungitura si faceva a mano, affiancando mio padre troppo presto scomparso, per cui ho dovuto prendere in mano le redini della Tenuta; man mano, ho apportato frequenti innovazioni come la mungitura meccanica e poi la robotizzazione . Confesso che introdurre e rodare tante innovazioni in 200 ettari di territorio è stato un lavoro molto complesso, ma ne ho ricavato grandi soddisfazioni. E’ mio convincimento che il benessere dell’animale si rifletta sulla qualità del latte, dei formaggi e delle mozzarelle : ecco perché le nostre bufale – nella loro vita “sostenibile” in cui dispongono anche di materassini per il riposo – seguono percorsi spontanei dall’alimentazione al massaggio con spazzole cilindriche, dalle docce alla mungitura, accompagnate da un sottofondo di musica classica. Io sono molto attento alla freschezza dei prodotti che, per non perdere fragranza, devono essere a chilometro zero, ovvero consegnati qui sul posto e consumati nell’arco di 2/ 3 giorni, per rispondere appieno ai nostri standard qualitativi”.
Quante persone vengono quotidianamente?
“Contiamo all’incirca la presenza di 500 persone al giorno che vengono fin qui anche da altre regioni per acquistare il prodotto appena fatto, poiché la nostra mozzarella è venduta solo qui e non spedita fuori regione, per non alterarne freschezza, integrità e qualità organolettiche: amano visitare l’azienda e il museo interno e portarsi a casa mozzarelle, pane artigianale, cioccolata di latte di bufala, gelati, yoghurt, primizie dell’orto e pelletteria varia, premiando così l’impegno e la perseveranza sulla qualità, alla base del nostro lavoro.”
Presidente, lei si è sempre distinto per spirito di iniziativa, coraggio e intelligenza imprenditoriale, contribuendo in modo significativo alla promozione dell’economia nazionale, ma anche questa dimora ha una storia notevole: ce la vuole raccontare?
“Sì, la Tenuta Vannulo, risale al sec. XIX ed era l’antica proprietà dei Baroni Bellelli – resi celebri da, un dipinto a olio su tela di Edgar Degas in cui il pittore raffigura la zia Laure in compagnia del marito, il barone Gennaro Bellelli e delle due figlie, Giovanna e Giulia – divisa oggi in due complessi ben distinti: la dimora antica (dove abito con la mia famiglia), affiancata da un museo degli strumenti degli antichi mestieri artigianali e un complesso di vari edifici in cui sono ospitate le attività produttive concernenti l’allevamento delle bufale. Vi sono, infatti, moderne stalle, un sofisticato sistema di mungitura robotizzata, oltre a tutte le produzioni casearie già accennate”.
Qui c’è anche un giardino romantico di grande eleganza; chi se ne occupa?
“E’ il “giardino di Caterina” il regno di mia moglie Caterina Matrona: vi sono piante secolari come i pini marittimi e gli alberi di gelso, l’orto ornamentale degli Angeli Musicanti ispirato a quelli dei monaci della Certosa di Padula , con un piccolo forno ed altri orti produttivi di frutta e verdura dall’insolito schema planimetrico a ventaglio, riprogettati dall’architetto paesaggista Nicola Tartaglione, fiduciario della tenuta, con diverse vedute prospettiche realizzate secondo canoni di paesaggismo all’inglese: ancora più addentro c’è un giardino segreto, di forma trapezoidale, dove spesso giocano i nostri nipotini Gaetano, Antonia e Caterina e dove mia moglie coltiva una gran quantità di rose damascene, le famose rose di Paestum, che rendono la Tenuta Vannulo un’oasi all’ombra dei templi antichi”.