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FONDAZIONE EZIO DE FELICE

Buon Compleanno Fernanda
120 anni dalla nascita di Fernanda Wittgens

Celebrando la prima donna in Italia direttrice della Pinacoteca di Brera e Soprintendente alle Gallerie.

Negli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale

una personalità dotata di forte moralità e grande coraggio

nel proteggere esseri umani e opere d’arte.

Incontro con

Marina Colonna, Presidente della Fondazione Ezio De Felice

Lucia Arbace, storica dell’arte

Emanuela Daffra, Direttore Regionale Musei della Lombardia

Erica Bernardi, storica dell’arte, Istituto Europeo di Design di Milano

Nadia Barrella, Università Luigi Vanvitelli

Lunedì 3 aprile – ore 18

Palazzo Donn’Anna

Un omaggio ad una figura straordinaria di donna che ha scritto una pagina della storia in Italia. La Fondazione Ezio De Felice, in occasione in occasione del 120º anniversario dalla nascita di Fernanda Wittgens, le dedica l’evento “Buon Compleanno Fernanda”, che avrà luogo il prossimo lunedì 3 aprile, alle ore 18, presso il Teatro di Palazzo Donn’Anna, in Largo Donn’Anna 9, a Napoli.

La celebrazione, presieduta da Marina Colonna Presidente della Fondazione Ezio De Felice, sarà introdotta da Lucia Arbace, storica dell’arte e vedrà la partecipazione di Emanuela Daffra, storica dell’arte e Direttore Regionale Musei della Lombardia, che discuterà del tema Brera: un’idea di museo, approfondendo il ruolo di Fernanda Wittgens nella promozione dell’arte e della cultura della Pinacoteca.

A seguire, Erica Bernardi, storica dell’arte dell’Istituto Europeo di Design di Milano, parlerà di Fernanda Wittgens come figura di spicco nella politica culturale di Milano e della sua opera di salvaguardia del patrimonio artistico della Pinacoteca di Brera durante il conflitto mondiale, con l’intervento Fernanda Wittgens, una politica culturale per MilanoLe conclusioni sono affidate a Nadia Barella dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Fernanda Wittgens è stata una pioniera nel campo della direzione dei musei in Italia, diventando la prima donna soprintendente e direttrice della Pinacoteca di Brera, e quindi la prima figura femminile impegnata nella direzione di un grande museo in Italia.  Nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, antifascista convinta, scontò con il carcere la sua opposizione al regime. Il suo impegno e la sua passione per l’arte hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della cultura italiana.

Nata a Milano nel 1903, si laurea in Lettere nel 1926 e viene assunta come “operaia avventizia” a Brera nel 1928, con funzioni tecnico-amministrative che svolgerà con una cura e una preparazione tali da impressionare l’allora direttore del museo Ettore Modigliani.  

A Modigliani si deve la promozione della giovane donna al ruolo di vicedirettrice. Autrice di innumerevoli ed apprezzate pubblicazioni d’arte anche ad uso delle scuole, Fernanda Wittgens ad appena 27 anni, si trova a organizzare per conto della Pinacoteca una mostra d’arte italiana a Londra, che riscuoterà grande successo.  

Nel 1941, quando Modigliani è costretto a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali, Fernanda prende il suo posto e si impegna a mettere in salvo il patrimonio della Pinacoteca dalle razzie naziste e dai bombardamenti che avrebbero colpito Milano.

Nel ’44 Fernanda viene arrestata con l’accusa di antifascismo e per i rapporti intrattenuti con il mondo culturale ebraico e per aver aiutato molti a salvarsi dai campi di concentramento nazisti, tra loro il suo relatore Paolo D’Ancona.  

Sconterà la detenzione nel carcere milanese di San Vittore, fino al 1945.

Nell’immediato dopoguerra si batterà per la riparazione dei danni e per la ripartenza del museo distrutto dai bombardamenti: è il sogno di una “grande Brera”, un museo per e della città, nella convinzione che l’arte debba essere appannaggio di tutti.  

Nel 1950 sarà nominata soprintendente alle Gallerie della Lombardia, incentivando, tra le altre cose, il restauro del Cenacolo Vinciano e l’acquisto della Pietà Rondanini. 

Il senso civico ed etico di Fernanda Wittgens verso la missione cui si sentiva chiamata è racchiuso in poche righe di una lettera indirizzata a sua madre in uno dei momenti più bui del conflitto: “Sarebbe troppo bello essere intellettuale in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c’è un pericolo”.

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