di Laura Caico
Un tuffo nel passato. E che di un passato artistico ed elegante si trattasse lo si è capito subito dal titolo della conferenza, svoltasi nel Museo di Casa Ascione, “la Galleria Umberto I e la belle époque napoletana”, organizzata dal Presidente di Fucina Umanistica Digitale Francesco Carignani, che l’ha introdotta. L’evento è stato ospitato dall’anfitrione Giancarlo Ascione, uno dei fratelli proprietari del centenario marchio – celebre per le meraviglie orafe in corallo – che ha dato il benvenuto agli intervenuti: fra i relatori, i professori Francesco Barbagallo, Fabio Mangone e Isabella Valente.
Carignani, dopo aver ringraziato la famiglia Ascione per l’accoglienza e la sensibilità con cui ospita iniziative culturali e benefiche, ha sintetizzato i punti cardine della storia della Galleria Umberto, lasciando poi la parola ai conversatori che hanno descritto la Napoli post unitaria e il suo fervore commerciale e culturale. La Belle Époque – periodo storico, socio-culturale e artistico che ha interessato l’Europa da fine Ottocento al 1914 – ha lasciato un’impronta significativa nel mondo, grazie a un forte slancio progressista nel campo degli studi scientifici, delle innovazioni tecnologiche e delle invenzioni, che modificò lo stile di vita delle classi borghesi. Questo favoloso periodo – ricco di fermenti e di novità, di attenzione alla bellezza, all’arte e al lusso – viene anche chiamato” seconda rivoluzione industriale” (perché seguiva la prima “Età delle rivoluzioni” del 1700), caratterizzata dall’utilizzo di nuove fonti di energia (come il petrolio – il famoso “oro nero” – usato per una vasta gamma di applicazioni), dall’espansione dell’elettricità e dall’introduzione dell’acciaio come materiale edile (per realizzare ferrovie, ponti, strade, edifici nonché la celebre Tour Eiffel, simbolo del progresso proprio perché costruita con l’innovativo acciaio). Di questo periodo sono la nascita del motore a scoppio che utilizza i derivati del petrolio e la nascita delle industrie automobilistiche (come, nel 1889, la FIAT Fabbrica Italiana Automobili Torino). Napoli in questi settori aveva il ruolo di una capitale europea grazie al cinematografo dei fratelli Lumiere situato proprio in Galleria, al proliferare di ritrovi notturni, di eleganti caffetterie come il celeberrimo Gambrinus poco distante dalla Galleria, di lussuosi alberghi e dei magazzini Mele, eccellenza internazionale a Napoli. Anche le più importanti mostre mondiali contribuirono a lanciare nell’universo mediatico del tempo gli artisti napoletani come punto di riferimento culturale, almeno fino agli albori del primo conflitto mondiale: molta attenzione è stata richiamata dai relatori sui dettagli delle elaborate decorazioni della Galleria, raccontandone le alterne vicende, il lento abbandono all’incuria, i recenti atti di vandalismo, il brulicare di homeless e di giocatori amatoriali di calcio che occupano di sera la struttura, eventi che hanno provocato da più parti la reiterata richiesta dell’installazione di cancelli che la proteggano dalle incursioni notturne, per mantenerne il decoro, anche in considerazione dello spettacolo degradante offerto agli ospiti nazionali e internazionali che frequentano il dirimpettaio Teatro San Carlo.
La stimolante conferenza, ricca di particolari interessanti e supportata da esaurienti spiegazioni e numerose foto e diapositive, ha registrato una grande partecipazione di attenti ascoltatori che – come ha sottolineato il Presidente di Fucina Umanistica Digitale Francesco Carignani – “sono divenuti maggiormente consapevoli della storia e delle bellezze della galleria, desiderosi di voler notare quei dettagli che prima sfuggivano ad un normale passaggio in Galleria.”